Sindrome da capanna: come superare la paura di uscire di casa dopo il lockdown

“Non ho molta voglia di uscire, mi sento ancora poco sicuro”. Ti è capitato di pronunciare questa frase o di sentirla dire da qualcuno a te vicino?
Molte persone preferiscono non riprendere ad uscire, nonostante l’allentamento dei divieti e la maggiore libertà riacquisita. Potrebbe trattarsi di “Sindrome della capanna”. Vediamo in che cosa consista.
Cos’è la Sindrome da Capanna o del Prigioniero
La Società Italiana di Psichiatria afferma che “sono oltre un milione gli italiani colpiti dalla Sindrome della Capanna o del Prigioniero”. Questa problematica “non è una malattia”, bensì una sindrome, ossia un nucleo di aspetti “comportamentali e psicopatologici legato a condizioni specifiche, come ad un periodo di reclusione”.

La definizione viene dagli Stati Uniti, da regioni nelle quali l’inverno è lungo e rigido e in cui le persone tendono ad evitare il contatto con il mondo esterno dopo un lungo periodo di isolamento. È quindi un termine tornato utile per descrivere le sensazioni scaturite in molti di noi dopo la prima fase dell’emergenza Coronavirus.
Essa si caratterizza per la presenza di :
· stati d’ansia, di paura, tristezza e malessere generale all’idea di uscire di casa, vedere gente, riprendere i ritmi di un tempo o frequentare posti affollati
· senso di smarrimento
· difficoltà di concentrazione
· apatia ed inerzia
· demotivazione
· problemi del sonno
Altre persone, pur uscendo di casa, prediligono luoghi isolati e situazioni non compromettenti (es. cene di gruppo).
All’inizio della quarantena, l’isolamento è stato spiacevole e molti di noi hanno accettato mal volentieri lo star chiusi in casa e limitare le proprie routine. Poi col tempo, i nostri meccanismi di sopravvivenza ci hanno permesso di contrastare quel sentimento e di adattarci al confinamento. C’è chi ha sviluppato nuove abitudini, chi ha ripreso quelle del passato e chi ha accettato i tempi dilatati, apprezzando la vita meno frenetica e pressante di un tempo.
Chi colpisce e a che età?
La sindrome della capanna è trasversale e, indipendentemente dal sesso e dall’età, coinvolge tutti. Nel mio studio di psicologia sono arrivate richieste di aiuto da parte di genitori preoccupati perché i loro bambini, allontanati per settimane da scuola e amici, vivono oggi un momento di insicurezza, con regressioni a comportamenti infantili che ormai avevano superato. Altri hanno sviluppato un attenzione quasi fobica al toccare gli oggetti, con richieste ripetute ai genitori di lavar le mani o di indossare la mascherina anche laddove non necessario. Le difficoltà però hanno colpito anche la popolazione adulta con una difficoltà a riprendere i contatti e le routine del pre-pandemia.

Sindrome da capanna: come superare la paura di uscire di casa dopo il lockdown

Sindrome da capanna: la cura
Nei casi più lievi, questi semplici accorgimenti possono aiutare a superare questa difficoltà:

1. Riprendere gradualmente le attività: se si ha paura di uscire, catapultarsi fuori non è una buona idea. E’ necessario riprendere gradualmente a svolgere brevi commissioni fuori casa e, a mano a mano che l’ansia diventa gestibile, aumentare il tempo di uscita. In pratica è un po’ come si fa nel caso delle paure: ci si espone gradualmente spostando sempre più in là la propria zona di comfort.

2. Stabilire degli obiettivi concreti. E’ bene decidere degli obiettivi a breve-medio termine in modo da scandire le giornate e non aver troppo tempo per preoccupazioni, pensieri negativi ed ansie.

3. Ristabilire un equilibrio fra solitudine e tempo in compagnia: occorre riprendere pian piano i contatti di persona, riscoprire il piacere del condividere le cose con gli altri nella vita reale e non tramite lo schermo di un computer o di un cellulare.

4. Darsi del tempo e affrontare un giorno alla volta: ascoltare se stessi ed accettare le emozioni”negative”. La paura è un’emozione fondamentale perchè ci aiuta ad esser pronti ad affrontare eventuali pericoli. In questo caso però si sta sovrastimando il rischio. Con le opportune attenzioni (es. uso delle mascherine, mantenimento delle distanze etc) è possibile riprendere la vita di prima.

5. Mantenere le buone abitudini della fase di quarantena, riprendendo anche quelle pre-quarantena: ricordiamoci che un buon sonno e una corretta alimentazione sono fattori importanti per affrontare qualunque difficoltà. In caso contrario, saremo più vulnerabili alle emozioni e ai pensieri fobici. Ci vuole energia per affrontare un cambiamento!

6. Ricordarsi che non si è soli! Molte persone stanno sperimentando le stesse sensazioni ed emozioni. E’ normale. La pandemia ha destabilizzato tutti, chi più e chi meno, esacerbando alcune difficoltà o tirando fuori le paure. E’ un qualcosa che si può affrontare, se non da soli, anche con l’aiuto di un professionista. Non c’è nulla di cui vergognarsi.
Nei casi di maggiore difficoltà a gestire pensieri ed emozioni, infatti, potrebbe servire l’aiuto di un professionista specializzato in Tecniche cognitivo-comportamentali, in modo da lavorare da tre fronti: emotivo, cognitivo e comportamentale. Ci sono molte tecniche pratiche che aiutano a gestire l’attivazione emotiva e psicofisiologica legata alla paura e all’ansia, i pensieri che la innescano ed i comportamenti che la mantengono.
Ricordiamoci che la nostra “capanna”, così come qualunque zona comfort, è sì rassicurante, ma è altresì limitante e ci impedisce di godere della bellezza della vita che ci aspetta fuori!

Dott.ssa Michela Arru
Psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
E-mail: arru.michela@gmail.com – Tel. 348/8464810

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