Il cambiamento può essere difficile da affrontare e, quanto più è grande, tanto più difficile può essere la lotta per adattarsi. E’ in quel momento che ci troviamo ad affrontare pensieri che anticipano tutti i “pericoli” possibili, oppure ci illustrano mille buone ragioni per le quali dovremmo lasciar perdere.
Se questo si verifica per le situazioni presenti, figuriamoci per quelle passate. La maggior parte delle menti amano ripescare le situazioni che non sono andate bene, quelle in cui non abbiamo detto/fatto ciò che avremmo voluto/dovuto, gli errori, i fallimenti, le colpe etc.
Il pensiero controfattuale
Quando guardiamo indietro a ciò che è accaduto nel passato, spesso ci impegniamo in quello che chiamiamo “pensiero controfattuale” Quest’ultimo avviene quando generiamo alternative alla realtà: se immaginiamo un’alternativa alla realtà che sia migliore di quanto realmente accaduto, ci stiamo impegnando in un pensiero “controfattuale ascendente”; se immaginiamo una realtà alternativa peggiore di quella realmente accaduta, si chiama “controfattuale al ribasso” (Epstude e Roese, 2008).
Tutti usiamo regolarmente il pensiero controfattuale. Questo tipo di cognizione ci aiuta a regolare le nostre emozioni e il nostro comportamento. Tuttavia, concentrare la nostra energia cognitiva su ciò che sarebbe potuto essere, non è particolarmente utile nel presente e, concentrarsi ripetutamente sugli eventi negativi del passato, è chiamato ruminazione (Smith e Alloy, 2009).
Rimuginio e ruminazione
Ci sono delle situazioni che innescano più facilmente la ruminazione, come ad esempio: quando siamo tristi, quando temiamo di aver commesso un grosso errore, quando dobbiamo affrontare qualcosa di nuovo che ci preoccupa o quando vogliamo lasciare una buona impressione sulla persona con cui interagiamo. Se questo si verifica per un tempo limitato, possiamo considerarlo ancora funzionale. È la ripetitività della ruminazione e la difficoltà a spegnerla, che può portare ai guai. Può infatti tenerci impantanati nel passato, guardando indietro invece che avanti, e renderci più vulnerabili alla depressione. E’ quello che si chiama “torcicollo emotivo”: procedere in avanti, ma guardando continuamente indietro.
Allo stesso modo concentrarsi in direzione opposta, ossia su eventi futuri che potrebbero avere un esito negativo, ma che non si sono ancora verificati, genera ansia.
L’importanza di stare nel presente
Cosa fare allora? In Terapia Cognitivo Comportamentale esistono una pluralità di tecniche per gestire i pensieri ed imparare a stare nel presente. La persona deve innanzitutto diventare consapevole dei propri stili di pensiero maladattivi e riuscire a prendere le distanze dai essi, considerandoli semplicemente degli eventi interni alla propria mente (Wells, 2009).
Lo scopo è quello di lasciar andare e venire i pensieri, non cercando di analizzarli e valutarli. Metaforicamente parlando, è come se la nostra mente fosse una stazione ferroviaria, in cui i treni che passano rappresentano pensieri e le sensazioni. Noi siamo i passeggeri. Possiamo scegliere se salire su un treno, ma decidere anche di scendere. Non ha senso salire su un treno solo perché passa davanti a noi e lasciarci trasportare da esso ovunque voglia andare. Allo stesso modo, possiamo notare i pensieri che ci passano per la mente ed imparare a valutare se seguirli oppure no.
Per quanto concerne le tecniche sul dirigere l’attenzione verso il presente, alcune di queste si concentrano sul respiro, altre sul corpo (o una combinazione di entrambi), altre ancora utilizzano i sensi come aggancio al qui e ora. Solo per citarne una, la Mindfulness è una pratica molto utile e potente per gestire la tendenza a rimuginare.
Ad oggi la insegnano praticamente tutti (compresi insegnanti di yoga e altre discipline), ma solo gli psicologi sanno gestire eventuali momenti critici (vedi possibili dissociazioni) e collocarla all’interno di un percorso terapeutico e non come pratica in sé e per sé.
Grazie alla Mindfulness e ad altre tecniche quello che si ottiene non è chiaramente lo smettere di pensare (cosa impossibile), ma imparare a trattare i nostri pensieri in maniera diversa e vivere nel qui ed ora.
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Dott.ssa Michela Arru
Psicologa e psicoterapeuta
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