Psicologia dei social: come si modifica il cervello e la personalità

Per migliaia di anni l’interazione umana si è basata sul contatto faccia a faccia. Ora, invece, la maggior parte degli scambi si svolgono via telefono, in maniera diretta (tramite chiamate vocali e messaggi) o indiretta (con i post sui social).

Capita spesso di vedere le persone ferme, con il telefono in mano, ad aspettare l’autobus, in coda o in attesa di una visita. La maggior parte di noi occupa quel lasso di tempo curiosando sulle vite altrui o pubblicando qualcosa sulla propria.

In generale pensiamo così di “far una pausa e distrarci”. Non molti invece sanno che, nel guardare Instagram e Facebook, il nostro cervello attiva molte più aree della semplice lettura di un libro.

A conti fatti, invece di riposarci, utilizziamo moltissime regioni cerebrali. Sono per citarne alcune: nel decidere se soffermarci o far scorrere un post, usiamo la corteccia prefrontale, deputata alla pianificazione e al problem solving; nel leggere post che ci piacciono o no, si attiva l’amigdala, deputata alla regolazione delle emozioni. Impieghiamo anche l’area motoria, perché muoviamo le nostre dita per commentare, mettere un “mi piace” o semplicemente decidere di scorrere oltre.

Insomma, quello che a noi sembra un innocuo passatempo, per il nostro cervello costituisce una grande mole di lavoro da svolgere.

Perché continuiamo ad usarli?
Ogni singola volta che otteniamo un like, un commento o una qualunque notifica, tutti noi riceviamo una piccola gratificazione, che a livello fisico è in realtà una scarica di dopamina (il neurotrasmettitore del piacere) e che sta alla base della nostra dipendenza dai social network (e, più in generale, degli smartphone). Il meccanismo che regola tutto ciò è simile a quello che si attiva col gioco d’azzardo e con le slot machine ed è chiamato “sistema di rinforzo intermittente positivo”.

I social network, insomma, sfruttano la capacità del nostro cervello di generare all’improvviso delle scariche di piacere, per tenerci inchiodati e passare quanto più tempo possibile sulle applicazioni. È per questo che lo smartphone continua ad attirarci a sé, che è impossibile non accedere allo schermo appena sentiamo una notifica o che lo prendiamo in mano ogni volta che abbiamo un momento vuoto.

Psicologia dei social come si modifica il cervello e la personalità

Il cambiamento di personalità
Inoltre la mancanza di contatto faccia a faccia e la distanza fisica, unita all’ assenza di un feedback immediato, permettono a molte persone di modificare in parte la propria personalità.

La maggior parte di noi presenta on line un’immagine di sé che, anche se non trasfigura completamente la realtà, dà una versione in qualche modo potenziata di essa, valorizzando le caratteristiche positive e smorzando quelle negative.

Cerchiamo quindi di apparire al meglio, a volte aggiungendo filtri e illuminazioni, altre volte proponendo una determinata angolazione o postura.
Accade perché in rete abbiamo un controllo maggiore, cosa che non abbiamo nella vita reale: possiamo per esempio modificare i testi che scriviamo o le immagini, accentuare alcune caratteristiche e capacità, celare ciò che non ci piace.

D’altro canto, invece, ci sono persone che, proprio per la mancanza di un feedback immediato, tendono ad essere più disinibiti, tanto nel modo di proporsi, quanto in quello di condividere pensieri e commenti. Alcuni trascendono nell’aggressività e nella mancanza di filtri, non preoccupandosi delle possibilità di ferire o urtare qualcuno.
On line manca la parte della comunicazione non verbale: il tono, la postura, il contatto visivo, la voce. In assenza di questi segnali, è più difficile esprimersi in maniera sottile, quindi le comunicazioni rischiano di apparire più brusche e aggressive.

Se gli effetti negativi della dipendenza da smartphone sono ancora oggi oggetto di discussione, nessuno mette invece in dubbio che questa dipendenza esista. E a pensarci bene, c’è ben poco di cui stupirsi: se siamo quasi impotenti di fronte allo smartphone è perché questo dispositivo sfrutta le nostre caratteristiche evolutive e i nostri bisogni più profondi: bisogno di riconoscimento, accettazione e socializzazione.

Sia chiaro, non serve demonizzare i social ed internet in generale. Per certi versi ci sono anche dei vantaggi nel loro uso: riducono l’isolamento, ci permettono di contattare persone a noi lontane, fare acquisti senza muoverci di casa, interagire con molte persone e acquisire tantissime informazioni. Come sempre, tutto sta nell’USO che se ne fa e nel riconoscere quando da strumento arricchente diventi una nostra dipendenza.

E allora, con l’estate alle porte, cerchiamo di goderci le interazioni con le persone, di assaporare il momento presente e staccare la spina con tantissime attività: basta un buon libro, la compagnia degli amici e della famiglia, gli esercizi di meditazione e tutto ciò che possiamo concretamente fare.

Buone vacanze a tutti!

Dott.ssa Michela Arru
Psicologa e psicoterapeuta

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