Le terapie più efficaci: andare oltre le false credenze

In Italia i tassi di prevalenza dei disturbi mentali indicano che più di otto milioni e mezzo di adulti hanno sofferto di un qualche disturbo mentale nel corso della propria vita.

Fake news about cognitive behavioral therapy

Purtroppo però non sempre vengono adeguatamente riconosciuti e trattati: molti pazienti soffrono per anni prima di ricevere una diagnosi accurata e un trattamento adeguato. Nel ritardare le cure, talvolta, la colpa è di alcuni “tecnici” della salute mentale che non sono adeguatamente aggiornati sulle forme di psicoterapia più efficaci.

Le cure farmacologiche

Mi capita spesso di conoscere persone a cui, per anni, sono stati somministrati farmaci, senza essere informarli che ci sono terapie psicologiche efficaci in grado di aiutarli. In genere ansiolitici e antidepressivi risultano quelli più “gettonati”: Xanax, Lexotan, Tavor, Cipralex ed Elopram, solo per citarne alcuni. Questi farmaci permettono sì di gestire temporaneamente il sintomo, ma non consentono di far apprendere alcuna abilità per gestirlo in autonomia e né comprendere le cause scatenanti. Talvolta vengono somministrati farmaci omeopatici la cui validità scientifica non è stata dimostrata e il cui risultato dipende più che altro da un effetto placebo.

È noto a tutti che le ricerche sull’efficacia dei farmaci ricevano un largo appoggio economico e godano di una diffusione mediatica sorprendenti. Nessuno nega l’utilità di certi presidi farmacologici, ma risulta d’altra parte incomprensibile come forme di psicoterapia che si sono dimostrate efficaci quanto e talvolta più dei farmaci, siano del tutto sconosciute al pubblico, e spesso anche a coloro che dovrebbero essere i “tecnici” della salute mentale.

Le terapie psicologiche

Anche in campo psicologico esiste una grande confusione. Le persone, e purtroppo anche alcuni medici, non sanno che c’è un sito in cui è possibile consultare, per la maggior parte dei disturbi, tutte le terapie la cui efficacia è riconosciuta a livello internazionale.

Ad esempio, sul sito dell’ APA (American Psychological Association) è possibile informarsi sui trattamenti avvalorati da una pluralità di ricerche scientifiche, a dispetto di tante fake news sulle terapie.
Come è possibile un simile paradosso? Come mai oggi molti psichiatri e psicoterapeuti non conoscono i dati che provengono dalla ricerca?

I trattamenti evidence-based

Basta fare una ricerca sui trattamenti “evidence-based” (ossia quelle terapie a cui è stata riconosciuta un’evidenza scientifica) per vedere come la Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC) sia la forma di trattamento più rappresentata tra quelli di provata efficacia. È sorprendente notare invece quanti falsi miti circolino. Ecco alcune delle false credenze diffuse a proposito della CBT:

– E’ il rapporto che guarisce , non la tecnica.
La relazione terapeutica, non viene ignorata nella TCC e i terapeuti cognitivo-comportamentali non sono meccanici o freddi, bensì sono in grado di offrire all’interno di una relazione, strumenti efficaci e comprovati scientificamente per la soluzioni di molti disagi psichici.

– I clienti hanno bisogno di discutere della radice del problema altrimenti non lo risolvono
La TCC non ignora né il contesto né la storia. Nelle prime sedute, il terapeuta cognitivo-comportamentale, per effetturae una buona concettualizzazione del caso, tiene conto di tutti quei fattori, comprese le esperienze passate che hanno portato ai problemi attuali e parte da lì per insegnare le tecniche più adeguate per quel paziente.

– La TCC è direttiva e non lascia spazio ai pazienti
Diversamente da altre forme di terapia, quella cognitivo comportamentale è attiva. Ciò significa che sia il paziente che il terapeuta giocano un ruolo attivo nella terapia. Il terapeuta cerca di insegnare al paziente ciò che si conosce dei suoi problemi e le possibili soluzioni. Il paziente dal canto suo, lavora anche al di fuori della seduta terapeutica per mettere in pratica le strategie apprese, svolgendo dei compiti assegnati di volta in volta. Inoltre è collaborativa. Il paziente e il terapeuta lavorano insieme per capire e sviluppare strategie che possono indirizzare il soggetto alla risoluzione dei problemi. Entrambi sono attivamente coinvolti nell’identificazione delle specifiche modalità di pensiero che possono essere causa di vari problemi. Il paziente potrà scoprire di aver trascurato possibili soluzioni alle situazioni problematiche.

Non vi resta che controllare voi stessi sul sito dell’APA e accertarvi di quale sia il trattamento più indicato secondo le ricerche internazionali.

Dott.ssa Michela Arru
Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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