Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)

Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono caratterizzati da comportamenti finalizzati al controllo del peso, che danneggiano la salute fisica o il funzionamento psicologico e sociale, e che non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta (Fairburn & Walsh, 2002).

I disturbi dell’alimentazione sono uno dei problemi di salute più comuni negli adolescenti e nei giovani adulti dei Paesi occidentali. Essi comprendono:

1. Anoressia

caratterizzata da:

  • consistente perdita di peso corporeo;
  • intensa paura di ingrassare anche se si è sottopeso;
  • disturbi della propria immagine corporea.

2. Bulimia

caratterizzata da:

  • ricorrenti episodi di abbuffate alimentari;
  • comportamenti di compenso volti a evitare l’aumento di peso, come il vomito autoindotto, l’uso improprio di lassativi o enteroclismi, l’uso improprio di diuretici, il digiuno protratto o l’esercizio fisico eccessivo;
  • stima di sé eccessivamente influenzata dalla forma e dal peso del corpo.

3. Disturbo da alimentazione incontrollata (bingeeating disorder, BED)

Il BED condivide con la bulimia nervosa gli episodi di abbuffate, ma non le pratiche di compenso volte a impedire l’aumento di peso, per cui i soggetti possono sviluppare una condizione di obesità.

4. Disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati

I disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati hanno caratteristiche cliniche simili all’anoressia nervosa e alla bulimia nervosa, ma non soddisfano tutti i criteri richiesti per tali diagnosi

Prevalenza ed esordio

Tutti i disturbi dell’alimentazione sono più frequenti nel sesso femminile, sebbene negli ultimi anni si assista ad un incremento dei disturbi anche nella popolazione maschile. Negli studi condotti su popolazioni cliniche, gli uomini rappresentano il 5-10% dei casi di anoressia nervosa, il 10-15% dei casi di bulimia nervosa e il 30-40% dei casi di BED. Nell’anoressia nervosa e nella bulimia nervosa, l’età di esordio è in genere compresa tra i 15 e i 19 anni, mentre nel BED essa è distribuita in un ampio intervallo (dall’infanzia alla terza età).

Cause

Nell’eziologia dei disturbi dell’alimentazione intervengono vari fattori, sia genetici sia ambientali. La psicopatologia centrale presente nei pazienti con un Disturbo del Comportamento Alimentare è contraddistinta da un eccessivo controllo dell’alimentazione, del peso e della forma del corpo, ma i diversi disturbi presentano caratteristiche peculiari. Infatti i pazienti affetti da un Disturbo del Comportamento Alimentare, e in particolare affetti da BN, sono caratterizzati da particolari costrutti eziopatogenici e da tratti caratteristici che permettono il mantenimento del disturbo, come bassi livelli di autostima, perfezionismo e difficoltà nelle relazioni interpersonali (Fairburn, Cowen & Harrison, 1999; Fairburn, Cooper & Shafran, 2003; Dunkley & Grilo, 2007; Fairburn, 2008).

In particolare le difficoltà che questi pazienti riscontrano nei rapporti interpersonali hanno un significato eziologico e prognostico, influiscono negativamente sulla percezione della loro immagine corporea (Fairburn & Harrison, 2003) e solitamente migliorano con la remissione del disturbo alimentare.
Risulta quindi utile affrontare durante il trattamento le difficoltà interpersonali che possono presentare i pazienti, le quali possono migliorare tramite l’adozione di un comportamento assertivo, ovvero attraverso l’implementazione di un comportamento caratterizzato da una partecipazione attiva in prima persona dell’individuo finalizzato a soddisfare le proprie esigenze personali e a raggiungere i propri obiettivi nel rispetto di se e degli altri. I problemi nelle relazioni interpersonali possono scaturire dalla difficoltà nel trovare un giusto compromesso tra l’adeguarsi alle regole presenti nella società e l’espressione dei propri bisogni personali; l’acquisizione di queste competenze sociali, a livello comunicativo e cooperativo, risulta un fattore fondamentale nel determinare la qualità della vita di una persona. Per questa ragione una terapia di gruppo, setting in cui trova applicazione anche la Terapia Cognitivo Comportamentale Leung et al. 2000; Chen et al., 2003; (Nevonen & Broberg, 2006), può essere utile nel superare le problematiche che questi pazienti presentano in relazione alle loro competenze. Tra i fattori socioculturali, un ruolo importante è stato svolto dall’ideale di magrezza sviluppatosi negli ultimi 50 anni nei Paesi occidentali. Vi sono fattori anche familiari che predispongono all’insorgenza della problematica. Complessivamente, quindi, non è possibile identificare un’unica causa alla base della loro insorgenza.

Complicazioni

Le complicanze mediche dei disturbi dell’alimentazione (in particolare dell’anoressia nervosa e del BED associato a obesità) sono relativamente frequenti e possono interessare tutti gli organi e apparati, soprattutto nei casi di malnutrizione accentuata per difetto o eccesso. La maggior parte di queste complicanze regredisce con la ripresa di una regolare alimentazione e/o il recupero di un normale peso corporeo. Nei disturbi dell’alimentazione gravi e di lunga durata si osservano notevoli difficoltà interpersonali, scolastiche e lavorative ed è frequente l’associazione con altre patologie psichiatriche (depressione maggiore, disturbi d’ansia, disturbi di personalità, dipendenza da alcool o da sostanze).

La cura

La maggior parte delle persone con disturbi dell’alimentazione non riceve una diagnosi e un trattamento adeguati. Molti casi arrivano all’osservazione clinica dopo una lunga storia di malattia, quando è più difficile ottenere una guarigione. È importante che la gente sappia che per la terapia di questi disturbi sono oggi disponibili vari trattamenti, la cui efficacia è stata documentata da studi clinici controllati. Questi trattamenti richiedono l’integrazione di varie competenze (psichiatri, psicologi, nutrizionisti, medici di medicina generale, internisti, endocrinologi, pediatri, neuropsichiatri infantili). Sul versante psichiatrico-psicologico, le psicoterapie (terapia basata sulla famiglia nei giovani con anoressia nervosa; terapia cognitivo-comportamentale e terapia interpersonale nella bulimia nervosa e nel BED) hanno un ruolo essenziale. Tra gli interventi nutrizionali vanno citati il pasto assistito (nell’ambito di un programma di riabilitazione psiconutrizionale) e i supplementi nutrizionali orali.

Il Trattamento Cognitivo Comportamentale dei Disturbi Alimentari

Numerosi studi hanno indagato i diversi trattamenti per i Disturbi del Comportamento Alimentare e fra tutti la terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) è risultata essere la più efficace, in modo particolare per i pazienti affetti da Bulimia Nervosa (NICE, 2004; Shapiro et al., 2007; Hay & Bacaltchuk, 2003; Fairburn, 2008).

Nel caso dell’anoressia le ricerche sono più discordanti, perché non sempre questi casi giungono al medico, se non quando la scarsa alimentazione va già a pregiudicare la vita dell’individuo. Gli esperti, tuttavia, sembrano indicare la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) come la forma di terapia più adatta, poiché affronta i principali comportamenti (sottopeso, restrizione alimentare, episodi bulimici, esercizio fisico eccessivo, controllo del corpo) e processi cognitivi (eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo) che caratterizzano i disturbi dell’alimentazione. La CBT, inoltre, può essere utilizzata per la prevenzione delle ricadute e per trattare eventuali sintomi ansiosi e depressivi, che spesso persistono dopo il miglioramento del quadro di anoressia nervosa. Recentemente, è stata messa a punto una forma migliorata di CBT, chiamata CBT-E (enhanced), finalizzata alla cura di tutti i disturbi dell’alimentazione. La CBT-E è derivata dalla teoria che considera i disturbi dell’alimentazione come un’unica categoria diagnostica. Essa usa diverse nuove procedure e strategie per migliorare l’esito e include moduli per affrontare alcuni ostacoli al cambiamento, come il perfezionismo, la bassa autostima e le difficoltà interpersonali. La CBT-E è stata originariamente progettata per pazienti adulti gestibili a livello ambulatoriale, ma è stata successivamente adattata anche ai pazienti adolescenti e ai contesti intensivi di cura, come la terapia ambulatoriale intensiva, il day-hospital e il ricovero.

Trattamenti farmacologici

Nei disturbi dell’alimentazione i farmaci sono utilizzati per due distinte finalità. La prima è la cura delle patologie psichiatriche che si associano frequentemente a questi disturbi, aggravandoli e spesso interferendo negativamente con l’andamento della patologia di base e con gli esiti dei trattamenti praticati. Le comorbidità più frequenti sono rappresentate dalla depressione maggiore, dal disturbo bipolare, dai disturbi d’ansia, dai disturbi di personalità e dall’abuso di sostanze.
La seconda finalità della farmacoterapia è contribuire alla risoluzione dei sintomi specifici dei disturbi dell’alimentazione. Al riguardo, i dati derivanti dagli studi clinici controllati evidenziano che, nell’anoressia nervosa, alcuni trattamenti farmacologici possono indurre miglioramenti significativi a breve termine dei sintomi psicopatologici associati, come depressione, ansia, pensiero ossessivo, aggressività, mentre il nucleo centrale della malattia rimane immodificato o, quando migliora, va facilmente incontro a recidiva nel lungo termine. Nella bulimia nervosa, invece, i risultati delle farmacoterapie sembrano decisamente più soddisfacenti, specialmente a seguito di uso prolungato degli inibitori della ricaptazione della serotonina (selective serotonin reuptake inhibitors, SSRI) e in particolare della fluoxetina, inducendo la remissione sia delle crisi bulimiche sia dei comportamenti di compenso. Tuttavia, ciò si verifica solo nel 20-30% dei casi trattati e il miglioramento della psicopatologia è troppo spesso seguito da ricadute. Infine, nel BED la farmacoterapia, in particolare con SSRI, può ridurre o determinare, in un sottogruppo di pazienti, la totale regressione delle crisi di abbuffate, ma non riesce a modificare l’eccesso di peso e la sindrome metabolica che lo accompagna. Il trattamento farmacologico dei disturbi dell’alimentazione va attuato all’interno di un percorso di cura integrato che preveda il contemporaneo impiego di interventi nutrizionali e psicoterapeutici. Particolare attenzione deve essere prestata, nei soggetti malnutriti, ai possibili effetti collaterali dei farmaci, specialmente quelli a carico della funzione cardiovascolare

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