La difficoltà a regolare le emozioni
Nel corso della vita, tutti noi sperimentiamo emozioni di varia natura e tentiamo di gestirle con metodi più o meno efficaci.
La disregolazione delle emozioni corrisponde alla difficoltà – o all’incapacità – di gestire o elaborare efficacemente le emozioni e può manifestarsi con una loro eccessiva intensificazione o una lenta disattivazione.
Senza le emozioni la nostra vita sarebbe priva di significato e di ricchezza. Sarebbe tutta uguale a se stessa, senza elementi d’interesse e di importanza. Le emozioni, infatti, ci comunicano qualcosa sui nostri bisogni, sui nostri valori e sui diritti, ci motivano nelle azioni, nelle decisioni e nelle scelte che prendiamo.
A differenza dei sentimenti, le emozioni sono transitorie e di breve durata, anche se quando stiamo male, il tempo non sembra passare mai e ci fa sembrare che nulla abbia più senso.
Le emozioni in terapia
Spesso ho sentito dire dai miei pazienti: “Piuttosto che stare così male, preferirei non provare più niente”, oppure: “Dottoressa, ma non c’è un modo per spegnere le emozioni?”. So che quando si sta male è difficile comprenderlo, ma TUTTE le nostre emozioni hanno un senso e ci dicono qualcosa di noi. Anche quelle che definiamo “brutte” o con tonalità negativa (tristezza, rabbia, delusione, vergogna etc.) hanno una ragion d’essere che va indagata e accolta.
Il problema, ad esempio, non sta tanto nel provare ansia, quanto piuttosto nella nostra capacità di riconoscere quest’emozione, di accettarla, servircene – se possibile – e continuare a fare ciò che per noi è importante a dispetto della sua presenza.
Nella nostra società siamo abituati a rimuovere velocemente ogni elemento di malessere. Abbiamo a disposizione una miriade di farmaci e stratagemmi per togliere di mezzo ciò che ci fa star male, illudendoci che così abbiamo risolto tutto. Ci sono persone che usano l’alcool per non pensare o per affrontare l’ansia dell’interazione sociale; chi si riempie la giornata di attività, pur di mantenere la mente impegnata e non ritrovarsi solo con se stesso; chi accetta passivamente relazioni disfunzionali pur di non sentire la solitudine e trovare nuovi modi di star bene anche da solo.
Ci sono infine altre che temono le proprie emozioni perché, quando le sperimentano, si sentono sopraffatte da esse e incapaci di gestirle. Cercano in tutti i modi di evitarle, ma la soppressione emozionale, si rivela un fattore di mantenimento delle difficoltà emotive.
Invece le ricerche dimostrano che l’espressione delle emozioni attenua lo stress psicologico, tanto che annotandole su un diario per un certo periodo, gli eventi acquisiscono più senso.
E allora in terapia, invece di evitare le emozioni, si cerca di accoglierle, e anziché annebbiarsi la mente, si prova a dar loro attenzione, ad indentificare cosa dicono di noi.
La regolazione emotiva
Che le emozioni non fossero sempre facili da gestire, lo dicevano anche i filosofi antichi. Platone descriveva le emozioni come due cavalli guidati da un cocchiere (la ragione): uno dei cavalli è piuttosto docile e non ha bisogno di essere guidato; l’altro è invece selvaggio e potenzialmente pericoloso. Epitteto, Cicerone e Seneca, le dipingevano come un’esperienza che fuorviava la capacità di ragionamento. Sembra quindi che già i filosofi antichi evidenziassero come una non adeguata gestione delle emozioni talvolta ci potesse portare fuori strada.
Con il termine “regolazione emotiva” si fa riferimento ad una serie di processi che consistono nell’attenuazione, intensificazione e/ mantenimento di una determinata emozione (Gross, 2007). Le persone che sono capaci di regolare le proprie emozioni riescono a calibrarle o modificarle a seconda delle esigenze e a renderle adattive alla situazione.
Non significa che riescono a spegnerle, ma semplicemente le rendono funzionali a ciò che stanno facendo, non permettendo loro di prendere il sopravvento.; le accettano e stanno anche nella posizione scomoda di sperimentarle.
Cosa complica complica la regolazione
A rendere difficoltosa la regolazione delle emozioni concorrono più fattori: genetici, ambientali, familiari, fisici ed esperienze di vita. Nella Terapia Dialettico Comportamentale, una delle terapie elettive per il Disturbo Borderline di Personalità, si individuano insieme al paziente i fattori di vulnerabilità prossimali e distali che incidono sulla gestione delle emozioni. Tra i fattori vicini nel tempo: lo stile di vita, il sonno (chi dorme male è in genere più stanco ed irritabile), l’alimentazione, il ciclo, lo stress lavorativo, dolori fisici cronici, conflittualità in famiglia e problemi quotidiani. Tra i fattori che affondano le radici nella storia della persona ci sono: il modo in cui sono stata espresse e condivise le emozioni nella famiglia di origine, lo stile di attaccamento, gli schemi, traumi, separazioni etc.
Questi fattori possono renderci più deboli nella gestione delle nostre emozioni oggi, soprattutto se non abbiamo un sostegno o altre risorse che ci possano aiutare.
Regolazione delle emozioni e psicopatologia
Cambell-Sills e Barlow (2007) suggeriscono che le persone con problemi di ansia e depressione impiegano delle strategie di regolazione degli stati affettivi controproducenti. Queste azioni hanno il duplice effetto di accentuare l’intensità e la frequenza delle emozioni indesiderate e contribuire all’intensificazione e alla persistenza dell’umore negativo.
Gli autori sostengono che ciò che caratterizza queste persone è spesso una scarsa consapevolezza delle emozioni sperimentate, la tendenza a reagire negativamente alle esperienze emozionali e un più lento recupero dalle emozioni negative.
Questo è molto evidente in alcuni disturbi come il Disturbo d’Ansia Generalizzata (DAG) e nel Disturbo Borderline di Personalità (BPD). Nel primo caso, la modulazione delle emozioni è inficiata da un’intensificazione dell’arousal (attivazione psicofisiologica) e da un’eccessiva preoccupazione (American Psychiatric Association, 2000); nel secondo caso l’elevata sensibilità e la mancanza di abilità di gestione delle situazioni determina un’incapacità a regolare le emozioni, una difficoltà a distogliere l’attenzione dagli stimoli emotivi e a controllare comportamenti impulsivi.
Problemi nella regolazione delle emozioni di trovano anche nel caso dei Disturbi Alimentari, in particolare nella Bulimia e, nei bambini con ADHD.
Regolazione delle emozioni: le tecniche
Considerando la natura multidimensionale delle emozioni, in psicoterapia cognitivo comportamentale esistono diverse tecniche a seconda della difficoltà presentata dalla persona:
• se il problema principale riguarda l’eccessiva attivazione, il terapeuta può servirsi di tecniche di gestione dello stress (come il rilassamento o gli esercizi di respirazione), di interventi basati sull’accettazione, di strategie focalizzate sugli schemi emozionali o della mindfulness.
• se il paziente considera insostenibile una determinata situazione, per fargli guardare le cose da una giusta prospettiva, il terapeuta può optare per la ristrutturazione cognitiva o per il problem solving, aiutandolo a ridimensionare l’evento.
• se mancano delle abilità di gestione delle situazioni, si fanno esercizi insieme di esposizione (in immaginazione o in vivo) volti ad apprendere modi specifici per affrontarle. Le tecniche sono pratiche ed efficaci e hanno lo scopo di rendere progressivamente la persona più autonoma e capace di autoregolarsi.
La regolazione delle emozioni può quindi prevedere l’utilizzo diverse tecniche. Sarà lo psicoterapeuta a scegliere la/e tecnica/e più adatta a seconda del paziente.
“Senza emozione, è impossibile trasformare le tenebre in luce e l’apatia in movimento”.
(Carl Gustav Jung)
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