Incertezza: come conviverci e non esserne sopraffatti

“Non possiamo controllare ogni cosa… però possiamo affrontare l’incertezza”

L’incertezza fa parte della nostra vita, forse troppo spesso ce lo dimentichiamo, pensando che tutto ciò che facciamo durante la giornata sia sotto il nostro controllo. Ci accorgiamo che non è così, banalmente, quando l’autobus non arriva e rischiamo di giungere in ritardo a destinazione; oppure quando la macchina si ferma, costringendoci a modificare tutti i nostri piani e ad approntare delle soluzioni alternative.

Questa situazione del Coronavirus ci ha messo ancora maggiormente di fronte alla realtà: abbiamo il controllo su una parte minima della nostra vita, tutto il resto non dipende da noi. Le notizie discordanti su questo virus, poi, non fanno che aumentare dubbi ed interrogativi su come sia meglio comportarsi: stare chiusi in casa o uscire? Evitare tutti i luoghi pubblici, solo alcuni, frequentarli solo con adeguate precauzioni, solo a debita distanza…Insomma, non si sa più come sia meglio comportarsi, quale sia la decisione più saggia da prendere di fronte ad un pericolo che è reale, ma del quale non si capisce la percentuale di rischio (si ammala solo chi ha già una salute compromessa o tutti?).
Proviamo allora ad approfondire il tema dell’incertezza, a capire che rapporto ha con la sensazione che genera (ansia e paure) e a delineare un percorso di comprensione, accettazione e superamento dei sentimenti negativi ad essa collegati.

La sensazione di incertezza
Se c’è qualcosa che a tutti crea un senso di destabilizzazione generale, è sicuramente l’incertezza. In qualsiasi aspetto della nostra vita, preferiamo muoverci all’interno di scenari sicuri, chiari e certi. Per questo motivo, quando ci troviamo di fronte ad una situazione che non comprendiamo, ricorriamo all’elaborazione di ipotesi e congetture. Il nostro cervello ricerca informazioni, fa delle connessioni tra i dati che abbiamo disponibili, non sempre aderenti alla realtà, e produce una soluzione di fronte a quello che concepisce come un “problema”. Sì, un problema. Perché l’incertezza intacca la nostra zona comfort, quella sfera di cose che ci aiutano a mantenere l’omeostasi, in cui non proviamo ansia, perché tutto è conosciuto e, apparentemente, sotto controllo. Inoltre i nostri pensieri e comportamenti vanno in direzione di eliminare l’incertezza, in modo consapevole o inconsapevole. Ciò accade perché si tratta di qualcosa che ci confonde, genera stress e che talvolta, a seconda dei casi, spaventa.

Il tentativo di eliminare l’incertezza
Siccome le situazioni di grande incertezza generano sentimenti contrastanti e spesso non positivi, capita di non avere abbastanza pazienza per concedersi del tempo per riflettere, capire e fare chiarezza su ciò che accade, e di approntare soluzioni immediate e affrettate. Il rischio è quello di intraprendere un percorso ancora più incerto.
È per questo motivo che gli indovini o le chiromanti sono così richiesti. La disperazione porta a cercare delle risposte e il desiderio di aggrapparsi a qualcosa, qualsiasi cosa, ci fa credere perfino che la “magia” esista. Tutto questo per eliminare le paure generate dall’incertezza.

L’insegnamento di Eraclito
Il filosofo Eraclito diceva: “non si può fare il bagno due volte nello stesso fiume”, perché sia il corpo sia l’acqua del fiume non saranno più gli stessi. Da ciò deduciamo che il mondo cambia continuamente e che proprio mentre il fiume cambia, anche noi cambiamo, aumentando le possibilità di creare incertezza attorno a noi.

Che fare dunque?
Se non è possibile eliminare l’incertezza, scegliamo almeno di gestirla come meglio possiamo. Proviamo a capire come:

1) Focalizziamoci solo sulle cose che possiamo fare, vogliamo cambiare e che desideriamo migliorare, lasciando perdere tutto il resto. Dedichiamo il tempo e le energie a ciò che è sotto il nostro controllo: ossia i nostri comportamenti, le nostre scelte, i pensieri e le emozioni da seguire.

2) Cerchiamo di non catastrofizzare: atteniamoci ai dati di realtà e non gettiamoci in previsioni negative, ansiogene e senza elementi oggettivi.

3) Atteniamoci al presente: rimaniamo il più possibile nel qui e ora. Il passato non si può riprendere e il futuro sfugge al nostro controllo, dunque decidiamo di affrontare le cose giorno dopo giorno, meglio che possiamo, con ciò che abbiamo.

4) Abbandoniamo la smania del controllo. Informarsi è cosa saggia, ma stare perennemente in allerta, leggendo ogni singola notizia, talvolta senza neanche riuscire a discriminare quelle corrette dalle fake news, non fa che alimentare l’ansia, che alimenta il controllo, che rinforza l’ansia..insomma ci mantiene in un circolo vizioso da cui faticheremo sempre di più ad uscire.

Per concludere..

Quindi, è bene ricordare ancora una volta che non è possibile controllare tutto, né si può pretendere di sapere in anticipo tutto quello che accadrà. Dobbiamo essere in grado di far fronte ad una certa dose di incertezza e correre dei rischi per ciò che per noi è importante.

Ricordiamoci la frase di Edward Rutherfordestres:

“Il marinaio prepara la sua barca, studia il percorso, programma l’itinerario e salpa; non può fare nient’altro. Non può sapere in quali tempeste si imbatterà, o se ritornerà mai a casa. Però naviga“.

Dott.ssa Michela Arru
Psicologa e psicoterapeuta

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