Il fiore di loto e la resilienza

Talvolta la vita non è facile, anzi può essere davvero complicata e anche ingiusta. Eppure si può imparare qualcosa di sé anche dai momenti più bui, perché, come dicono le filosofie orientali, non esiste un buio solo buio. Da qualche parte, se guardiamo bene e se ci disponiamo in modo da vederlo, noteremo che c’è una flebile luce. Poi sta a noi cercare di rafforzarla e accrescerla.

Il fiore di loto

Possiamo prendere come metafora quella del fiore di loto, un bellissimo fiore che nasce sulle paludi. Nella tradizione orientale il loto è simbolo di crescita spirituale, resurrezione, consapevolezza della propria natura e della propria forza.
Questo in virtù di come esso riesca a nascere e sbocciare in un luogo che non giudicheremmo “propizio”.

Il loto, infatti, vive nelle zone stagnanti, con le radici ben salde ed ancorate alla palude e, nonostante questo, riesce a mantenersi pulito, perchè petali e foglie sono idrofobi, cioè capaci di respingere le particelle esterne trattenendo molecole di acqua.

Nella tradizione buddhista, la veloce crescita dello stelo del loto, che emerge improvvisamente dallo stagno, rappresenta il dono dell’elevazione spirituale e della capacità di saper affrontare, con coraggio e coscienza, le difficoltà terrene, rappresentante dal fango dove la pianta vive. La particolare caratteristica dei petali del loto, che si chiudono la sera per riaprirsi la mattina, rappresenta la forza vitale capace di rigenerarsi.

Come può questo fiore rappresentare il modo in cui reagire alle difficoltà?
La prima cosa da fare è cambiare quello che si chiama “mindset”, ossia la forma mentis, quindi i pensieri che, invece di portarci ad accettare prima e reagire poi alle difficoltà, ci mantengono bloccati alimentando la sofferenza.

Ecco un esempio di tali pensieri e modalità reazione:

1) Perché è successo a me?
Alcuni rimangono imprigionati sul perché è successo proprio a loro e sull’ingiustizia di ciò che accade. E’ vero, la vita a volte è davvero ingiusta e incomprensibile e ci porta a sentire anche emozioni dolorose. D’altronde le proviamo perché quella situazione ha per noi una certa importanza, soddisfa un bisogno (di sicurezza, di amore, di vicinanza..) e quindi ci procura una comprensibile sofferenza quando ci manca o ci è inaccessibile; ma partendo da essa, dobbiamo imparare a cercare le risposte alle domande prima di tutto su noi stessi e su quello che abbiamo il potere di fare in quella situazione.
Talvolta anche il comprendere il perché sia successo non aiuta ad alleviare la sofferenza. Possiamo darci una spiegazione del motivo per cui le cose accadono, ma poi bisogna sempre partire da lì per ricostruire.

2) Non è il momento giusto
Aspettare il fatidico “momento giusto” serve a poco e spesso, stare in attesa che arrivi, rischia solo di farci restare inamovibili. Possiamo esser noi a dare una direzione alla nostra vita, verso ciò che conta, secondo quello che l’Act (l’Acceptance and Commitment Therapy – Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno) chiama “valori”.

3) Non è giusto sia andata così
E’ vero la vita a volte è proprio ingiusta, incomprensibile, inaccettabile. Succede quando muore qualcuno di caro, mentre alcuni assassini riescono a farla franca; quando la persona amata ci lascia senza darci spiegazioni, cosa che ci aspetteremmo dopo tutti gli anni passati insieme; quando diamo attenzione agli altri, ma non ne riceviamo altrettanta o, ancora, quando ci impegniamo in qualcosa, ma la nostra dedizione non viene riconosciuta, valorizzata o, addirittura, viene sminuita.

Insomma, non possiamo aspettarci che le cose vadano come “dovrebbero” andare, anche se è comprensibile starci male. Ciò che per noi è importante ha, come rovescio della medaglia, anche il farci soffrire. Non ci sarebbero i momenti di felicità se non esistessero anche quelli di tristezza. La vita è così, ma rimanere agganciati al “non è giusto” e ostinarci a chiedere ciò che vorremmo, spesso non porta da nessuna parte. Talvolta occorre spostare la direzione da “ciò che sarebbe giusto fare/accadesse” verso “ciò che è utile fare nonostante..”.

Come resistere nelle difficoltà?

Come insegna la filosofia orientale, anche una piccola luce fioca, pian piano tornerà a risplendere. Quindi l’obiettivo è cercare di trasformare le avversità in opportunità.

Provate a chiedervi: cosa posso fare di questa mia sofferenza? La subisco passivamente o trovo un modo per andare oltre? Nei casi in cui non riesco da solo, posso decidere di farmi aiutare. In psicoterapia Cognitivo Comportamentale esistono molteplici tecniche che possono darmi strumenti per riprendere a star meglio.

Il fiore di loto è il simbolo dell’esser resilienti cioè capaci di riorganizzarsi, di far fronte in maniera efficace agli eventi stressanti e traumatici, senza crollare, restando ricettivi alle opportunità ed alle possibilità che, comunque, sono presenti nel contesto.

Si tratta di mantenere un atteggiamento costruttivo, accettando la propria vulnerabilità, ma al contempo tenendo presente le risorse e le abilità che permangono e sviluppando delle strategie per affrontare il cambiamento.
Non possiamo controllare tutto: possiamo scegliere come reagire agli eventi, ai dispiaceri, alle frustrazioni, alle delusioni.

La direzione di vita dipende da noi, per questo è importante partire prima di tutto da noi stessi. E allora, un po’ come il fiore di loto, riusciremo a sbocciare anche nella palude, diventando più forti e trovando delle opportunità nelle avversità.

Che sia un 2021 di ripresa e rinascita per tutti noi!

Dott.ssa Michela Arru
Psicologa e psicoterapeuta

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