Conoscere e curare la fibromialgia

La Fibromialgia: una sindrome invisibile
La sindrome fibromialgica è una forma comune di dolore muscoloscheletrico diffuso e di affaticamento (astenia) che colpisce approssimativamente 1.5 – 2 milioni di Italiani.
Il termine fibromialgia deriva dal latino fibra (fibra) e dal greco myo (muscologo) e algos (dolore). Questo perché essa interessa principalmente i muscoli e le loro inserzioni tendinee, i legamenti ed i tessuti periarticolari.

Il termine “fibromialgia” indica quindi un dolore ai muscoli e alle strutture connettivali fibrose (i legamenti e i tendini). Questa condizione viene definita “sindrome” poiché esistono segni e sintomi clinici che sono contemporaneamente presenti, ma non rilevabili con esami medici. Per questo all’occhio di tutti e, purtroppo, anche di molti dottori, essa è invisibile.

Le caratteristiche tipiche sono: allodinia (dolore suscitato da uno stimolo che normalmente non è in grado di provocare una sensazione dolorosa) e iperalgesia (una patologica accentuazione della capacità di avvertire uno stimolo dolorifico)

Chi colpisce
La Fibromialgia è prettamente una problematica femminile, forse perché legata alle variazioni ormonali. La prevalenza femminile è pari al 90%. Può comparire in età adulta, con una media più frequente tra i 40 ed i 60 anni.
Purtroppo è una condizione dolorosa cronica, ad eziologia sconosciuta (le cause sembrano essere multifattoriali), accomunata da dolori muscoli scheletrici diffusi e sintomi etra-scheletrici a carico di numerosi organi e apparati.

Come si diagnostica
La difficoltà nel riconoscimento di questa sindrome deriva proprio dal fatto che esami clinici e strumentali non rilevano alcun valore fuori norma. Nemmeno alle risonanze magnetiche appare alcunchè. Eppure il dolore è forte, sempre presente e le persone stanno davvero male.

Fino a pochi anni fa, l’elemento principale per diagnosticare questa sindrome era il percepire dolore per un periodo di tempo superiore a 3 mesi, senza alcun dato clinico fuori norma e con in almeno 11 deli 18 “tender point” (punti che alla digitopressione risultavano dolenti). Più recentemente, ai fini della formulazione diagnostica, è stata data importanza anche ai sintomi extrascheletrici: disturbi del sonno, affaticabilità, problemi di concentrazione e memoria, sensazione di confusione mentale, che possono essere presenti in modo lieve o moderato.

Il problema infatti della fibromialgia è che non esiste un paziente uguale all’altro e nessuno è uguale a se stesso nello stesso giorno! I dolori migrano, si accendono in alcuni punti e in altri giorni in altri. A volte il dolore è diffuso, altre volte è localizzato. Le stesse azioni che ti hanno portato a stare bene in un giorno (camminare o riposarti..) non vanno bene il giorno dopo.

Potete quindi immaginare quanto questo incida sulla qualità di vita della persona che ne soffre. Per questo ho scelto la foto del calctus coi fiori. E’ un po’ così che ci si sente: una pianta dai bei fiorii colorati, ma con la costante percezione delle spine; il libro che consiglio di leggere (“Vivere con la fibromialgia: strategie psicologiche per affrontare il dolore cronico”, di C. Conversano e L. Marchi, 2018, Ed. Erickson) ha sulla copertina proprio una pianta con le spine.

La solitudine e l’incertezza
All’inizio ci si sente soli e tremendamente persi. I medici rassicurano sulla non presenza di “patologie gravi”, gli esami clinici risultano perfetti. Eppure il dolore continua, senza spiegazioni, facendo sentire i pazienti fuori controllo. All’inizio non si capisce cosa può farla peggiorare o lenire. Si vive nell’incertezza, nello sconforto, nella solitudine e tremendamente incompresi. A volte chi sta attorno crede che sia una tendenza della persona ad ingigantire i sintomi, oppure che sia troppo emotiva, stressata e impaziente. Tutto questo porta, chi ne soffre, ad affrontare una varietà di emozioni che vanno dallo sconforto alla rabbia.

Le cure
Essendo una sindrome così diversa da persona a persona, anche la cura non è univoca. Su alcune persone fanno effetto degli ansiolitici, in quanto hanno azione miorilassante sulla muscolatura contratta; su altre funzionano certi antidepressivi, in quanto riducono, a livello del sistema nervoso centrale, la percezione del dolore. Le terapie farmacologiche però non possono essere risolutivi e, anzi, alla lunga portano con sé anche gli effetti collaterali.
Il trattamento di elezione deve’essere un’unione di più discipline e cure: dall’osteopatia alla fisioterapia, dall’agopuntura allo yoga, dalla meditazione al controllo sull’alimentazione. E poi, imprescindibile, un percorso psicologico, possibilmente di tipo Cognitivo Comportamentale, che aiuti in primis ad accettare il cambiamento di vita che essa comporta ed il dolore. Poi a gestire i pensieri e le emozioni che questa sindrome influenza, imparando anche tecniche di rilassamento, meditazione e Mindfulness.

E’ importante non sentirsi soli, ma essere riconosciuti come persone sofferenti e dare valore alle proprie emozioni. La fibromialgia è assolutamente REALE e più la si conosce, più si può limitare il calvario di mesi e anni in visite mediche senza avere una diagnosi.

“La cura per il dolore è il dolore” (Rumi)

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