Come cambia il cervello col distanziamento sociale

Una nuova ricerca evidenzia come il cervello risponda agli abbracci e alle comunicazioni virtuali.

Il distanziamento sociale è purtroppo diventato parte della nostra vita e molti di noi sentono la mancanza del conforto emotivo. Il contatto fisico che avevamo con le persone a noi care è stato sostituito dalle comunicazioni on line e dagli “abbracci virtuali” scambiati su FaceTime o Zoom.

Col passare del tempo, molte persone hanno iniziato a condividere i propri passatempi sulle principali piattaforme social: dai piatti cucinati, ai libri letti, dai film visti agli allenamenti fisici. Cerchiamo tutti di star in contatto con i nostri cari per come si può in questa situazione di restrizione.

Ma come è percepita dal nostro cervello la mancanza di vicinanza fisica con gli altri? Gli “abbracci virtuali” attivano il cervello nello stesso modo di quelli fisici?

Gli studi sull’isolamento sociale
Partiamo dal presupposto che molti studi hanno già da tempo rilevato come l’isolamento cronico determini cambiamenti cerebrali a livello neurochimico, in particolare modificando la trasmissione di due neurotrasmettitori: serotonina e dopamina. Questa condizione può determinare un aumento dei pensieri negativi ed uno stato di iper-allerta alle minacce, tanto che, chi soffre di solitudine in modo clinicamente significativo, ha un’attività cerebrale più elevata in risposta a segnali negativi. E’ come se queste persone fossero in uno stato di iper-allerta continua.
Questo spiegherebbe l’abbassamento di umore ed i pensieri negativi che molti di noi hanno sperimentato durante questo momento di isolamento.

Oggi, però, anche grazie alla tecnologia, possiamo cercare di ridurre le distanze, continuando a sentire gli altri attraverso lo schermo di uno smartphone o di un pc. Per questo motivo, i ricercatori si sono chiesti: il cervello noterà questa differenza?

L’attivazione cerebrale cambia a seconda del tipo di interazione
In un nuovo studio condotto poco prima della pandemia di COVID-19, Haemy Lee Masson e i colleghi (2020) hanno confrontato come risponda il cervello quando tocchiamo le persone rispetto a quando tocchiamo gli oggetti. Le loro scoperte ci possono aiutare a capire come reagisce il nostro cervello in questo periodo e, soprattutto, se si può compensare la mancanza di contatto fisico con quello virtuale, come se fosse un contatto reale.

Secondo il dott. Masson e i suoi colleghi, quando tocchiamo un oggetto si attivano le aree coinvolte nell’elaborazione delle informazioni sugli oggetti, mentre quando tocchiamo una persona, il cervello scatena una reazione a catena che coinvolge molteplici aree della corteccia somatosensoriale, la parte del cervello che registra il contatto corporeo.

Questo si verifica anche quando siamo di fronte ad un video o immaginiamo di toccare un oggetto o una persona. Ciò avviene grazie ai neuroni a specchio, una serie di neuroni che si attiva involontariamente sia quando un individuo esegue un’azione, sia quando lo stesso individuo osserva la medesima azione compiuta da un altro soggetto qualunque . Per il nostro cervello quindi c’è poca differenza tra il compiere l’azione fisica o l’osservarla.

Se la stretta di mano, lo star vicino e gli abbracci scompaiono dal “nostro vocabolario interpersonale”, quale tipo di percezione registrerà il nostro cervello? Cosa succede quando l’interazione sociale si verifica solo attraverso i canali virtuali?

I contatti virtuali
Da un punto di vista dell’attivazione delle aree cerebrali, sembra che gli abbracci virtuali possano davvero darci conforto quanto quelli fisici. Sicuramente noi percepiamo la distanza e la mancanza del contatto reale, ma dal punto di vista dell’attivazione strettamente cerebrale le differenze sono minime. E’ come se il nostro cervello recuperasse le memorie dei contatti fisici avvenuti tempo fa e ci trasmettesse un po’ di quel calore, attivandosi nello stesso modo di un tempo.

Quindi ben vengano per il momento i contatti virtuali, in attesa che siano sostituiti da quelli fisici. Speriamo presto!

Dott.ssa Michela Arru
Psicologa e psicoterapeuta

Riferimenti:
Lee Masson, H., Pillet, I., Boets, B., & Op de Beeck, H. (2020). Task-dependent changes in functional connectivity during the observation of social and non-social touch interaction. Cortex: A Journal Devoted to the Study of the Nervous System and Behavior, 125, 73–89. doi:10.1016/j.cortex.2019.12.011

The Neuropeptide Tac2 Controls a Distributed Brain State Induced by Chronic Social Isolation Stress – Cell

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