I comportamenti autolesivi sono molto comuni nel Disturbo Borderline di Personalità, ma non solo. Sapere che qualcuno si procura del male volontariamente può essere incomprensibile per molte persone ed interpretato come modo per attirare l’attenzione su di sé.
Le più accreditate ricerche scientifiche, invece, considerano i comportamenti autolesivi come una forma di non adeguata gestione delle emozioni.

COS’E’ L’AUTOLESIONISMO

Negli ultimi 15 anni c’è stata un’esplosione di ricerche che si sono occupate di autolesionismo, anche perchè da dopo il Covid in avanti, sempre più adolescenti sono giunti ai servizi di neuropsichiatria con tagli e altre lesioni provocate volontariamente.  L’autolesionismo, quando non è teso a ricercare il suicidio, può essere definito come una “deliberata e diretta alterazione o distruzione dei propri tessuti corporei in assenza di un reale intento suicidario”.

I comportamenti autolesivi possono essere diversi fra di loro e si classificano per la gravità dell’atto stesso. Ad esclusione delle forme di automutilazione grave, relative più che altro a un quadro psicotico, le altre forme sono più “leggere” e includono il: tagliarsi, bruciarsi, ferirsi, mordersi, strapparsi i capelli. Farsi del male è un comportamento estremamente impulsivo, infatti molte persone non si rendono conto neanche che lo stanno compiendo.

AUTOLESIONISMO E REGOLAZIONE EMOTIVA

L’autolesionismo è  considerato come un comportamento finalizzato alla regolazione delle emozioni che vengono percepite troppo intense e impossibili da tollerare. Per quanto sia difficile da comprendere, tale comportamento ha la funzione specifica di aiutare a gestire appunto le emozioni. Essendo troppo forte il dolore emotivo, il provocarsi dolore fisico sposta momentaneamente l’attenzione.

La sofferenza emotiva, sentita come intollerabile, è sostituita da una sofferenza fisica che viene comunque anche percepita in maniera attenuata.  Il comportamento autolesionistico agirebbe riducendo il senso d’impotenza e, quando palesato, comunicando la propria sofferenza anche agli altri. Il problema è che questa strategia di fronteggiamento non aiuta a gestire le emozioni quando si ripresenteranno. Indipendentemente dal sollievo temporaneo, quando le emozioni dolorose ricompariranno, il comportamento verrà nuovamente rimesso in atto.

LE CAUSE DEI COMPORTAMENTI AUTOLESIVI

Marsha Linhean, colei che ha creato il trattamento DBT, sostiene che alla base del Disturbo Borderline, e dei comportamenti disfunzionali ad esso associati, non ci sia un’unica causa, ma si debba fare riferimento ad una Teoria bio-psico-sociale: è l’interazione tra fattori genetici e un ambiente familiare invalidante a determinare la difficoltà nel bambino/a ad apprendere strategie di regolazione delle emozioni più funzionali; oppure è l’ambiente stesso a rinforzare strategie inadeguate per la gestione delle stesse.

Sostanzialmente l’adulto che ricorre ad atti autolesionistici ha imparato che quella è una strategia per gestire l’emotività intensa fin da quand’era piccolo e quindi il comportamento autolesionistico è la migliore strategia che ha trovato per gestire un’emozione forte. Il tagliarsi non è quindi un modo per cercare l’attenzione, nè una manipolazione.

LA TERAPIA DIALETTICO COMPORTAMENTALE

La Terapia Dialettico Comportamentale (la DBT) è la terapia più consigliata per imparare a gestire i gesti autolesionistici. Questa forma di trattamento si focalizza sull’acquisizione di abilità (skill) per la regolazione delle emozioni, come riconoscere e comunicare le emozioni in una maniera più funzionale e  gestire le attivazioni troppo intense. L’apprendimento di nuove strategie di fronteggiamento alla sofferenza aiuta ad interrompere il circolo vizioso disfunzionale associato alla condotta autolesionistica.

LA TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE

In aggiunta alla Terapia Dialettica, le altre tecniche proprio dell’approccio Cognitivo Comportamentale prevede l’utilizzo anche di tecniche di ristrutturazione cognitiva e gestione dei pensieri, insieme ad esercizi comportamentali per mettere in pratica quanto appreso in seduta e generalizzarlo nel proprio contesto di vita. Ciò consente di riprendere in mano la propria vita e prevenire la messa in atto di comportamenti autolesivi.

 

Dott.ssa Michela Arru

Psicologa e psicoterapeuta

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