Accettare il dolore è possibile?

Il concetto di accettazione non è così facile da comprendere e mettere in atto, soprattutto nelle situazioni in cui non vogliamo qualcosa, non ce lo siamo scelti e non abbiamo il potere di farlo andare via. Può succedere con un dolore fisico o emotivo, ma in ogni caso la nostra mente cercherà in tutti modi di liberarsene e, non potendo farlo, finirà per subirlo o per lottare contro.

Accettazione e rassegnazione

Accettare il dolore non significa rassegnarsi. La rassegnazione è passiva, laddove l’accettazione è un processo attivo. Il termine “processo” non è usato a caso, in quanto l’accettazione è un percorso e non uno stato raggiungibile una volta per tutte.

Per quanto concerne il dolore fisico, soprattutto se cronico, l’accettazione ha due componenti: la misura in cui ti impegni nelle attività della vita anche se provi dolore, e la “disponibilità al dolore”, ossia la misura in cui le esperienze dolorose sono viste come una parte normale (sebbene spiacevole) della vita (rispetto all’essere totalmente inaccettabile e da evitare a tutti i costi).

Ad esempio, nel contesto dell’emicrania, l’accettazione del dolore funziona in questo modo: se hai un impegno importante, vacci comunque e, se hai un attacco di emicrania lì, gestisci i sintomi nel miglior modo possibile. Tieni presente che questo significa far qualcosa “nonostante i sintomi dell’emicrania o il potenziale di un attacco di emicrania”. Non conta quanto sei attivo nel complesso nella vita, ma in quel momento specifico non lasci che il dolore t’impedisca di fare cose che ritieni importanti.

So che non è una cosa per nulla semplice da attuare, soprattutto quando, per tanto tempo, hai imparato che l’unica strategia da applicare è “l’evitamento”. Chi soffre di Fibromialgia e altre forme di dolore cronico infatti ha radicalmente modificato la propria vita in funzione di esso, tanto da rinunciare a fare tantissime cose o a ridurre drasticamente quelle che faceva.

La disponibilità al dolore

La disponibilità al dolore è un passo in più. Nessuno è contento e gode nel provarlo, ma essere disponibili con qualcosa che non puoi allontanare significa esser disposti a conviverci come parte della tua vita (idealmente una parte più piccola), rinunciando a tutti i comportamenti per tentare di eliminarlo.  Quest’ultimi, infatti, possono solo illuderti di sbarazzartene (es. non esco, non pratico più attività fisica, non programmo in anticipo, non prendo impegni etc.), ma anche se funzioneranno nel breve termine, a lungo termine non risolveranno nulla, finendo solo per limitarti ancora di più.

Lo stesso vale per il dolore psicologico ed emotivo. Nel caso di un lutto,  di tradimenti, della fine di una relazione o di disturbi mentali, la tendenza è quella di “mettere da parte”, archiviare il più velocemente possibile. Altre volte ci si blocca, come accade a quelle specie animali che hanno la reazione di “freezing” di fronte al pericolo. Altri ancora procrastinano, fino a che la situazione peggiora e devono per forza prenderla in mano.

Le ricerche sull’ACT (Acceptance and Commitment Therapy)

Tutti gli studi clinici effettuati sulla Terapia dell’ accettazione e dell’impegno (ACT) hanno dimostrato che l’aumento dell’accettazione del dolore cronico, mediante l’ausilio dell’ACT, è associato ad una riduzione della disabilità fisica e a miglioramenti nel coinvolgimento delle attività giornaliere. Man mano che le persone imparavano la consapevolezza e miglioravano le loro capacità di stare nel momento presente, senza giudizio (Mindfulness) partecipano maggiormente ad attività di vita importanti nonostante i sintomi legati al dolore.

La citazione comunemente usata negli approcci basati sull’accettazione è:

“Il dolore è inevitabile, ma la sofferenza è facoltativa”.

È certamente inevitabile che ogni persona nella propria vita provi una certa quantità di dolore emotivo: la perdita di un lavoro, di un genitore o la fine di una relazione, etc. È anche probabilmente inevitabile che ogni persona, sempre ad un certo punto della propria vita, provi anche una certa quantità di dolore muscolare, osseo o articolare.

Solitamente tutti noi cerchiamo opzioni terapeutiche che ci forniscano sollievo, ma nella misura in cui la medicina moderna sta ancora lavorando verso soluzioni efficaci e che l’efficacia delle opzioni attuali è molto variabile a seconda delle patologie, molti di coloro che attualmente soffrono di dolore cronico, devono aspettarsi che esso faccia parte, purtroppo, della loro vita.

E’ in questi casi che, invece di lottare e rassegnarsi, occorre intraprendere il percorso verso l’accettazione.

 

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