A tutti è capitato di fare delle scelte nella propria vita e, ogni volta, che lo abbiamo fatto ci siamo trovati di fronte a quelle situazioni “sliding door”.

Le situazioni sliding doors

Alzi la mano chi di voi non ha passato una nottata ad immaginare come sarebbe andata una certa situazione se aveste detto o fatto delle cose in maniera diversa; se aveste risposto al capo in quell’altro modo, cambiato lavoro o foste usciti con quella persona invece di rimanere a casa; se non vi foste fatti troppi problemi nel rifiutare un invito non desiderato o accettato di vedere quella tal persona invece di preoccuparvi di cosa pensassero gli altri; se aveste acquistato quella casa invece dell’altra, cambiato città invece di rimanere in quella natale, messo al mondo dei figli o men”.

I “se avessi/non avessi” hanno popolato almeno una nottata di ognuno di noi, se non anche più notti. Alla nostra mente piace immaginare vari scenari alternativi e pensare a come sarebbero andate diversamente le cose. Talvolta ci si trova a fantasticare per delle ore e ci si perde in storie con dovizie di particolari.

Ovviamente, dato che le nostre emozioni seguono i pensieri, può capitare di rattristarci (soprattutto se la condizione in cui siamo ora non ci soddisfa) o diventare malinconici per il momento che è stato e non si può più ripresentare. Possiamo anche arrabbiarci se non abbiamo riposto ad una persona e non abbiamo fatto presenti le nostre ragioni o magari anche “rassicurarci” con un “meno male che allora ho preso questa strada”.

La lista dei “se avessi/non avessi” potrebbe essere infinita, perché nella nostra vita, più volte, ci siamo trovati in quelle situazioni “sliding door”, dove prendere una strada ha portato ad escludere l’altra. Quello che siamo oggi è il frutto di scelte che abbiamo fatto quando eravamo di fronte ad un bivio: a destra c’era una strada, a sinistra l’altra. Alcune volte, nella difficoltà, abbiamo addirittura scelto di non scegliere, con il risultato che poi la situazione è peggiorata o si è spinta talmente oltre che abbiamo dovuto decidere per forza.
Il termine “situazioni sliding doors” è stato coniato per riprendere l’omonimo film del 1998, del regista polacco Krzysztof Kieślowski, con l’attrice G. Paltrow, nei panni di Helen, una giovane donna che lavora nelle pubbliche relazioni ed è fidanzata con Gerry. Nel film accade che, dopo essere stata bruscamente licenziata, Helen si dirige in tutta fretta verso la metropolitana per tornare a casa dal fidanzato. Durante il tragitto, le cade un orecchino in ascensore e James (uno sconosciuto) glielo raccoglie. Helen, arrivata alla stazione della metro, scende le scale e una bambina le si para davanti. In quel momento la sua vita si divide in due possibili scenari paralleli in cui la protagonista prende o non prende la metropolitana. Da lì la storia prenderà due pieghe differenti.

I meccanismi della mente

Insoddisfatti per natura, in molti ci crucciamo sul come sarebbe stata la nostra vita se a quel bivio avessimo preso un’altra strada o se avessimo scelto noi, anziché far decidere a qualcun’altro. E’ un fenomeno così frequente che su Tik Tok impazza il #SlidingDoors in cui diversi personaggi famosi s’interrogano sulle scelte fatte.
Alla base di questo rimuginio sul “se avessi/non avessi” c’è spesso il fatto che ci rendiamo conto, purtroppo solo a posteriori, che forse sarebbe stato meglio se avessimo fatto altre scelte. Il che ci porta a provare un’emozione specifica: il rimpianto. Maggiore è poi l’impossibilità a tornare indietro e maggiore è la percezione di questa emozione.

Utile o non utile ripensarci?

Ci hanno sempre detto che lasciando andare la fantasia e sognando ad occhi aperti non facciamo male a nessuno. E se non fosse così?
Più alimentiamo e rinforziamo un pensiero, più quel pensiero ci ritorna in mente, con il risultato che queste storie sul “come sarebbe stato se..” diventano parte di noi, della descrizione di noi stessi e del modo in cui viviamo la vita oggi.

Con questo non voglio dire che tale modalità di pensiero sia totalmente inutile, anzi! Sulla base delle scelte che non approviamo di aver fatto, possiamo decidere di direzionare quelle future (“se solo fossi uscita/o quella volta che…” può diventare un “oggi esco anche se non ho voglia”), oppure può portarci a prendere il coraggio di cambiare la nostra vita (il web è pieno di persone che hanno scelto di cambiare lavoro/ città/ che hanno riabbracciato un amore o hanno cambiato stile di vita). Piccole e grandi scelte che hanno portato queste persone a modificare la propria vita o almeno a tentarci. Questo ci insegna che non c’è un limite al cambiamento, se non quello che mettiamo proprio noi.
Quando il pensiero “solo avessi/non avessi…” non è utile? Non ci è di nessun aiuto se porta a lamentarsi continuamente di ciò che è stato/non è stato, se permane come modo per colpevolizzare se stessi o gli altri per le scelte prese. Non serve, indietro nel tempo non si può tornare.

Certo cambiare spaventa ed è per questo che spesso “conviene” o è più facile rimanere nel rimpianto. Forse alla fine, anziché trastullarci con tutte le situazioni che non si sono verificate, sarebbe meglio prendere in mano l’unica realtà su cui abbiamo un effettivo raggio d’azione: il QUI E ORA.

E tu hai vissuto situazioni sliding door?

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