Col termine “ghosting” s’intende l’interruzione brusca della comunicazione con qualcuno, senza fornire alcuna spiegazione. “Ghost “in inglese significa fantasma e l’utilizzo di questo termine rimanda al comportamento di scomparire, rendersi di punto in bianco irreperibili. Il concetto si riferisce molto spesso alle relazioni sentimentali, ma può anche descrivere la scomparsa dalle amicizie o di relazioni sociali sul posto di lavoro.

Le persone che subiscono questo comportamento reagiscono in molti modi, dal sentirsi indifferenti al profondamente tradite. Alcuni credono che il ghosting sia inseparabilmente intrecciato con la moderna comunicazione elettronica e favorito dalla possibilità d’interrompere qualsiasi interazione on line. Di sicuro è un fenomeno in costante crescita che rivela l’incapacità delle persone di assumersi la responsabilità d’interrompere una relazione o una conoscenza.

Scomparire improvvisamente dalla vita delle persone non è un comportamento nuovo, ma sembra essere più comune oggi. Come ho detto, la tecnologia ha reso il ghosting un modo semplice per dissolvere le relazioni. Secondo uno studio del 2020, circa il 25% degli uomini e delle donne ha riferito di essere stato ghostato in una relazione romantica e il 22% ha ammesso di averlo fatto con qualcun’altro.

Chi fa il “ghoster”
Tendenzialmente chi mette in atto questo comportamento lo fa per queste ragioni:

  • mancanza di interesse o attrazione: è presente un diverso coinvolgimento emotivo tra il ghoster e chi è oggetto di ghosting;
  • incertezza riguardo ai propri sentimenti o intenzioni: la persona che fa ghosting non sa cosa prova o non ha abilità introspettive;
  • sensazione di essere sopraffatti o stressati: il ghoster può sentirsi appesantito o chiuso nella relazione così da ricercare la fuga;
  • paura di ferire i sentimenti dell’altra persona: il timore di far soffrire l’altro induce a sparire senza dare spiegazioni, piuttosto che avere un confronto spiacevole;

In qualunque delle spiegazioni sopra esposte, interrompere la comunicazione risparmia all’individuo il confronto, l’assunzione di responsabilità o l’impegno emotivo dell’empatia, nonostante il beneficio che una conversazione può offrire. In effetti, è molto più facile sparire che affrontare tutta una serie di emozioni spiacevoli proprie e/o altrui.

La persona “ghostata”
Chi subisce questo tipo di comportamento, entra in uno stato di confusione, perché non ha modo di sapere se la relazione sia davvero finita o se ci sia un motivo diverso per l’assenza della persona. Finisce quindi per perdersi in mille possibili interpretazioni che vanno dall’attribuzione della ragione all’altro (“non mi vuole sentire2), a se stessi (“non vado bene”, “ho fatto qualcosa di sbagliato”), agli eventi (“gli è successo qualcosa”), fino a persone a lui/lei vicine (“è colpa di sua madre/padre”, 2non vuole far soffrire i figli”, “non sono simpatica/o alla sua famiglia”).

Si rimane così appesi in un tempo sospeso, in cui le domande non trovano risposta, salvo veder passare i giorni e non ricevere notizie, neppure dopo ripetute richieste.
Anche quando, passato ormai tanto tempo, ci si rende conto che la relazione è finita, rimane quell’emozione scomoda di non sapere cosa sia successo o cosa si abbia fatto di sbagliato. Questo determina ulteriori sentimenti di rabbia (“non mi ha rispettato, non me lo merito”, “non si è degnato neanche di scrivermi”) o di tristezza (“non valgo niente”), il che richiama ricordi di situazioni precedenti.

Il “ghoster” può riapparire?
A volte riappare. Potrebbe inviare un messaggio all’improvviso, oppure ripresentarsi tramite amici comuni, ricominciare a seguirti sui social o cercare d’incontrarti nuovamente. Alcuni addirittura inviano messaggi di scusa, e-mail o persino messaggi vocali, sembrando davvero sinceri/e ed intenzionati/e a recuperare il rapporto interrotto. Si può anche prendere in considerazione l’idea di ascoltare ciò che la persona ha da dire, tuttavia occorre tenere a mente che spesso ciò che li/le muove potrebbe essere la noia, il senso di colpa o il tentativo di soddisfare un proprio bisogno di vicinanza.

Da ricordare
La cosa più importante da ricordare è che, alla base di qualsiasi rapporto sociale o affettivo ci deve essere il rispetto. Nessuno può farti sentire come se tu non avessi alcun valore. Se ciò accade, il problema non sta in te stesso/a, ma nell’altro. E’ normale starci male. Normalmente s’investono delle energie per mantenere un rapporto, ma la cosa importante è non attribuire a se stessi il comportamento (sbagliato) dell’altro. Piuttosto che rimuginare su questa persona, trova invece il tempo per prenderti cura di te stesso/a, mangiare e dormire bene, fare attività fisica e circondarsi di persone che ti vogliono bene. Se vedi che la situazione non si risolve e, anzi il tuo malessere si cronicizza, contatta uno psicoterapeuta e chiedi un aiuto.

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