8 miti sul Disturbo Borderline

Il Disturbo Borderline di Personalità (BPD) è una condizione caratterizzata dalla difficoltà nella regolazione delle emozioni. Ciò significa che le persone che soffrono di BPD provano emozioni intense e per lunghi periodi di tempo, ed è più difficile per loro tornare a una linea di base stabile dopo un evento emotivamente scatenante.

Questa difficoltà può portare a impulsività, scarsa immagine di sé, relazioni burrascose e intense, e risposte emotive ai fattori di stress. Lottare con l’autoregolamentazione può anche portare a comportamenti pericolosi come l’autolesionismo.

Il BPD può influenzare ogni aspetto della vita di una persona: dalla sfera affettiva e relazionale a quella lavorativa, dalla concezione di sé al modo di vivere le emozioni. Fortunatamente, rispetto a tempo fa, esistono delle terapie, validate scientificamente, che aiutano a gestire i “sali e scendi emotivi” e a costruire delle relazioni funzionali.

Nonostante se ne parli di più, il disturbo borderline di personalità è ancora circondato da molti miti e idee sbagliate. Vediamo 8 miti tipici e cerchiamo di sfatarli insieme.

Mito 1: BPD non esiste, sono solo persone strane ed eccessive

Falso. BPD è una diagnosi di salute mentale universalmente accettata. Da più di 40 anni, l’American Psychiatric Association (APA) ha riconosciuto ufficialmente il disturbo borderline di personalità come una legittima diagnosi di salute mentale e lo ha incluso nel “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disordes” (DSM), testo standard utilizzato dai professionisti per diagnosticare le condizioni di salute mentale.

Mito 2: solo le donne hanno un disturbo borderline di personalità

Falso. Le donne costituiscono la maggioranza, ma chiunque può avere BPD, quindi non è corretto affermare che solo le donne ne soffrono. Anzi, ora che se ne parla di più, sempre più uomini giungono in terapia con il sospetto di avere caratteristiche da disturbo borderline, anche se talvolta rimane una certa riluttanza a cercare un trattamento per paura di essere giudicato duramente dai propri cari o dalla società.

Mito 3: la BPD è causato da traumi infantili

Vero solo in parte. Il trauma infantile è sì un fattore di rischio, ma non è l’unica causa. Il disturbo è meglio spiegabile adottando una teoria bio-psico-sociale, ove i fattori biologici s’intersecano con le caratteristiche di personalità, l’ambiente e le esperienza di vita.

Mito 4: posso fare la diagnosi di BPD attraverso i test su internet

Assolutamente no. Esistono test specifici, ad uso esclusivo dei clinici che permettono di fare una diagnosi, ma è necessario effettuare un colloquio psicologico approfondito per accertare gli aspetti indagati nel test. Quindi: no alle diagnosi fai da te!

Mito 5: il disturbo borderline di personalità è raro

Il BPD colpisce milioni di persone. I numeri esatti delle diagnosi di BPD sono difficili da raccogliere perché molte persone ritardano a richiedere un trattamento, ma si stima che tra il 2% e il 4% delle persone, soprattutto nella fascia di età 18-35 anni, possa avere questo disturbo.

Mito 6: le persone con disturbo borderline sono di base manipolatrici e cercano attenzione

Falso. Le persone con disturbo borderline agiscono in molti modi, ma non perché lo vogliano. Spesso faticano loro stesse a capire cosa stanno provando. Le emozioni appaiono un miscuglio altalenante e confuso, oppure sperimentano sentimenti di vuoto. E’ chiaro che questo renda difficile interagire con gli altri, famiglia in primis. Tuttavia i loro comportamenti, inclusi quelli autolesionistici, non sono messi in atto per “farsi vedere”, ma rappresentano un modo, anche se disfunzionale, per gestire il grande malessere che stanno sperimentando.

Se qualcuno con BPD agisce attraverso la manipolazione o sembra cercare attenzione, è per il profondo senso di disperazione, la paura della separazione o il rifiuto.

Mito 7: le minacce di suicidio da parte di individui con disturbo borderline non sono serie

Tutte le minacce di suicidio dovrebbero essere prese sul serio. Le altre persone possono erroneamente vedere tali minacce di suicidio da come un modo per attirare l’attenzione (vedi sopra) o per scatenare una reazione negli altri. Invece, effettivamente le persone con BPD sperimentano un alto tasso di suicidio. Fino al 10% delle persone con BPD ha tentato il suicidio o messo in atto gesti autolesivi. Per questo, tutte le minacce devono essere prese sul serio, i rischi dell’ ignorarle sono troppo alti.

Mito 8: non esistono terapie specifiche per il BPD

Falso. Grazie alle ricerche e gli studi condotti negli anni, si è visto come ci sono terapie che hanno ottenuto una conferma scientifica internazionale molto più di altre. Per esempio la Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT) è trattamento molto efficace. Essa è una forma di terapia specificamente progettata per trattare i sintomi e le difficoltà associate alla BPD. I moduli previsti nella DBT consentono di apprendere un nuovo modo per gestire i pensieri e le emozioni difficili, creare relazioni sociali adeguate ed esprimere i propri bisogni, costruire azioni in direzione del proprio benessere e non nel contenimento del malessere.

Sebbene DBT sia una buona opzione, esistono anche altri trattamenti validi. Ad esempio, la Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) è la base per molti aspetti della DBT. Anche in questo caso, si lavora su pensieri, emozioni e comportamenti per migliorare i momenti di difficoltà. Stesso vale anche per le terapie CBT di nuova generazione: ACT e Schema Therapy.

Può quindi succedere che, nel procedere del percorso terapeutico, si utilizzino più strategie e tecniche. L’obiettivo rimane sempre lo stesso: fornire al paziente un trattamento personalizzato e offrirgli degli strumenti per stare bene da solo. Per questo i trattamenti devono essere adattati alle esigenze e alle esperienze uniche dell’individuo.

Più un professionista è a conoscenza e utilizza i principali trattamenti validi, più può offrire al paziente un ventaglio di tecniche utili nel suo caso.

Dott.ssa Michela Arru

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