L’ ansia dei bambini è diversa da quella degli adulti

La maggior parte dei genitori ha un kit di pronto soccorso completamente fornito. Quando il proprio figlio cade e si fa male, le salviette umide ed i cerotti non mancano mai. Idem in caso di febbre: termometro e Tachipirina sono le prime risorse a cui si accorre. Ma cosa succede quando il malessere non è fisico, ma “mentale”?

Secondo le statistiche del National Institute of Mental Health (l’ente federale leader che negli Stati Uniti per la ricerca sui disturbi mentali), circa un terzo degli adolescenti ha un disturbo d’ansia che può presentarsi in varie forme (tra cui disturbo di panico, disturbo d’ansia sociale, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo d’ansia da separazione) ed è caratterizzato da preoccupazione eccessiva e relativi disturbi comportamentali.

Nel mezzo di quella che è probabilmente una delle più grandi sfide di salute pubblica di tutti i tempi, siamo tutti più consapevoli della prevalenza dell’ansia e di altri problemi di salute mentale, più informati su come la malattia mentale può presentarsi e cosa possiamo fare per aiutare noi stessi e gli altri. Ma c’è un elemento importante quando si parla di bambini con ansia: non lo mostrano allo stesso modo degli adulti.

L’ansia dei bambini
“In genere, quando un bambino è ansioso, la prima cosa che puoi osservare è un cambiamento nel suo comportamento”, afferma la terapista con sede a New York, Dana Carretta-Stein. Potrebbe manifestarsi sotto forma di una rabbia eccessiva in un bambino di 8 anni. Oppure, a 10 anni, con un modo di fare scattante e irritabile tutti i giorni, senza una ragione apparente. O il 12 enne che ha mal di pancia ogni mattina prima di andare a scuola. Si manifesta in vari modi, afferma Carretta-Stein: “Ogni bambino è diverso: Alcuni possono diventare più aggressivi (che è la lotta nella risposta di lotta / fuga), mentre altri bambini possono diventare molto timidi (la risposta di fuga)”, spiega.

“I bambini con ansia possono essere appiccicosi o pieni di lacrime, riluttanti ad andare a scuola, a prendere parte alle attività o ad essere separati dai genitori”, afferma la terapeuta del Michigan Carrie Krawiec. Possono avere persistenti mal di testa, dolori di stomaco, mostrare comportamenti ossessivi-compulsivi o rigidi, come essere in difficoltà quando qualcosa non va come vorrebbero o assumere comportamenti controllanti più e più volte.
Tutti i comportamenti hanno una funzione, osserva Carretta-Stein, soprattutto se si reiterano nel tempo. Quindi i cambiamenti nel comportamento di tuo figlio non dovrebbero essere ignorati. Ma ciò non significa che bisogna spaventarsi o allarmarsi.

La tecnica “STOP”
Carretta-Stein preferisce il termine “rispondere consapevolmente”. Insegna ai genitori la tecnica “STOP” per affrontare un bambino con ansia.
STOP è l’acronimo di: Stop, Think, Observe e Plan (fermati, pensa, osserva e fai un piano)” ed è una tecnica che devono mettere in atto i genitori. Carretta-Stein la spiega così: “Fermati e resisti alla tentazione di reagire con emotività a tuo figlio. Affannarsi non serve se non ad aggiungere solo carburante al fuoco. Questo non aiuterà ad alleviare l’ansia. In effetti, comportarsi così può solo peggiorare le cose. Successivamente, pensa a cosa sta provando tuo figlio. Quindi osserva il loro comportamento e considera ciò che sta alla radice del problema. Infine, pianifica come vorresti rispondere “.
Per molti genitori, questa potrebbe essere la parte difficile. Una cosa è notare che qualcosa è successo; un’altra cosa da sapere come provare a migliorare le cose e, per fare questo, la prima cosa che potresti dire a tuo figlio è: “Ho notato che ti comporti in modo diverso. C’è qualcosa che non va? O sei nervoso?”, suggerisce Carretta-Stein. “Anche se sbagli comunque aiuterai tuo figlio a sentirsi validato nella sua esperienza emotiva”.

Il modellamento
Un’altra verità importante: i bambini imparano ciò che vedono. I genitori rappresentano per loro un modello per reagire a ciò che ancora conoscono poco (le emozioni ed i pensieri). “I genitori dovrebbero valutare la propria ansia e assicurarsi di non trasmettere pensieri o comportamenti eccessivamente ansiosi”, afferma Krawiec. “Certo, un po’ di ansia è buona, ci tiene al sicuro e ci aiuta a distinguere il bene dal male, ma troppo può limitare psicologicamente, socialmente e nello sviluppo. I bambini possono imparare risposte ansiose e interpretare male l’ansia dai loro genitori. Se essi sanno affrontare positivamente le emozioni negative che provano (ansia, stress, conflitti, ecc.) insegnano la stessa cosa ai figli. Non bisogna essere genitori perfetti: esistono gli errori e s’impara anche da essi. E’ questo un importante insegnamento!“.

I vostri figli vedranno inevitabilmente le nostre ansie, le lotte, i conflitti, brutte giornate e stati d’animo peggiori (benvenuti nella vita!), ma possiamo insegnar loro come gestirli. A loro volta, capiranno che a volte, in questo mondo ci sono sentimenti ed emozioni di disagio, ma ci sono strumenti per cercare di affrontarli.

Come tutti i problemi di salute mentale, l’ansia è complessa e può rispecchiare altre cose. Ad esempio, tuo figlio potrebbe pensare di sentirsi in ansia per un evento imminente, ma in realtà ne è entusiasta. Oppure potrebbe pensare di sentirsi in ansia per un test, ma in realtà si sente impreparato. La paura è affrontare un pericolo nella realtà, mentre l’ansia è l’anticipazione di un pericolo. Quindi essa è in genere basata sul futuro e può essere affrontata nei bambini in modo simile a come la affrontano gli adulti: parlandone, conoscendola, avendo cura di sé, sfogandola, ecc. L’ideale è incoraggiare tuo figlio a descrivere ciò che sta provando, dando una spiegazione a quella sensazione e poi cercando di trovare i modi per gestirla.

E ricorda che chiedere aiuto non significa essere genitore un inadeguato; significa che hai a cuore la salute di tuo figlio.

Dott.ssa Michela Arru
Psicologa e psicoterapeuta

Fonte: https://news.yahoo.com/anxiety-different-kids-105502411.html?guccounter=1

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