Languishing: la nuova emozione del 2021
Secondo il New York Times, questa è l’emozione preponderante del 2021: si chiama “Languishing” ed è una sensazione inspiegabile di assenza di benessere che ci portiamo dietro da dopo i lockdown. “E’ come guardare la nostra vita da un finestrino appannato”.
Sembra che gli stravolgimenti a cui siamo stati esposti con il Covid ed i lockdown abbiano determinato un’impennata proprio di questo stato d’animo. In alcune persone l’angoscia ha lasciato il posto ad una condizione cronica di languore.
Che cos’è il Languishing?
Volendo tradurre il termine inglese nella nostra lingua suonerebbe un po’ male, perché letteralmente significa:”languendo”. Rimanda quindi al verbo “languire”, ossia trovarsi in uno stato di abbattimento fisico o morale, per lo più accompagnato da sofferenze o da privazioni.
Il termine era stato già coniato da un sociologo di nome Corey Keyes nel 2005. La ricerca da lui svolta aveva rivelato che le persone che languivano, dopo qualche anno avevano una maggiore probabilità di soffrire di depressione e disturbi d’ansia.
Secondo il ricercatore Corey LM Keyes, questo stato d’animo può essere esperito come una sensazione di “vuoto e stagnazione”. Ci si sente così: sospesi. E’ come se i giorni passassero davanti agli occhi come le automobili nel traffico e “guardassimo la tua vita da un finestrino appannato”, come scrive Adam Grant, psicologo alla University of Pennsylvania e autore del libro “Think Again: The Power of Knowing What You Don’t Know”.
È un’assenza di benessere senza un evento importante che la possa giustificare. Non ci sente di funzionare al massimo delle proprie capacità. Il languishing spegne la motivazione e la capacità di concentrazione.
Il pericolo insito in questo status emozionale è, secondo i ricercatori, l’inconsapevolezza. Non ci si rende conto di essere indifferenti alla propria indifferenza. Non è burnout, non è propriamente depressione e né una mancanza di speranza. Ciò che caratterizza questo stato d’animo è semplicemente l’assenza di gioia e di uno scopo.
Sebbene non sia classificato come un disturbo mentale, gli studi indicano che potrebbe divenire un importante fattore di rischio per la depressione maggiore.
Perchè compare il languishing?
Quando ci si trova in una condizione di sofferenza estrema o protratta, la mente ed il corpo entrano in uno stato di pericolo: il sistema simpatico si attiva e ci prepara ad affrontare quella che per lui è una minaccia. Se questo stato perdura per molto tempo, ad un certo punto si disattiva di colpo il sistema simpatico.
ersoLa mente ed il corpo smettono di prestare attenzione a quella condizione di sofferenza, lasciandoci in uno stato di torpore, anestetizzandoci dal dolore, ma contemporaneamente privandoci della sensibilità v qualunque altra cosa.
Era una reazione già nota negli stati di derealizzazione e depersonalizzazione e, ancora di più, negli stati dissociativi.
La pandemia ha in qualche modo messo “fuori centro” ognuno di noi. Molte persone hanno dovuto occuparsi della sopravvivenza propria e dei cari o del superamento di difficoltà oggettive (mancanza di lavoro, problematiche in famiglia etc.). Ecco quindi che il cervello può aver inibito ogni attivazione del sistema simpatico distaccando la persona da ogni sensazione, piacevole e spiacevole.
Come uscirne? Passare da “sopravvivere a prosperare”
Come ogni problematica, il primo passo è riconoscere quest’ emozione, capire che non siamo soli, ma che, al contrario, è un qualcosa che in molti stanno sperimentando. Come dice Grant, “se non hai la depressione, non vuol dire che tu non stia soffrendo. Se non hai il burnout non vuol dire che tu non sia esaurito. Riconoscere di non stare bene e di sentirsi spenti è fondamentale per riuscire a cambiare questo stato. Sapendo che molti di noi stanno ‘languendo’, possiamo finalmente iniziare a dare una voce a questa sommessa disperazione”.
Oltre ai soliti consigli di mantenere delle relazioni sociali, fare attività fisica e prendersi cura di se stessi, uno degli elementi basilari per uscire da questo stato è trovare uno scopo nella vita e orientare i propri comportamenti in direzione dei valori.
Un aiuto dall’Acceptance and Commitment Therapy
Lo stato di languore “senza scopo” descritto da Grant potrebbe avere a che fare con una perdita di direzione e scopo. Durante la pandemia sogni e progetti sono stati sospesi. Forse è ora di riprenderli o è il momento di crearne di nuovi.
La terapia dell’accettazione e dell’impegno (ACT) incoraggia le persone ad abbracciare i propri pensieri e sentimenti piuttosto che litigare o sentirsi in colpa per averli. Sviluppa la flessibilità psicologica ed è una forma di terapia cognitivo comportamentale che combina le abilità di consapevolezza con la pratica dell’accettazione di sé, direzionando il proprio comportamento verso ciò che per la persona è importante (valori). Come la Terapia Cognitivo Comportamentale, anche l’ACT è molto pratica ed efficace.
Vale la pena decidere di prendere in mano la propria vita perché, come sappiamo, ne abbiamo una sola. Perché sprecarla?
Dott.ssa Michela Arru
Psicologa e psicoterapeuta
Fonte: New York Times
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