Il coraggio delle scelte

Quante volte avremmo voluto fare o dire delle cose, ma poi per paura di fallire, sbagliare o esser giudicati negativamente, abbiamo rinunciato o taciuto?

Se vi è capitato, allora sappiate che siete in buona compagnia. La mente umana funziona così, anticipando ciò che potrebbe succedere per evitare di soffrire o di pentircene.

Si chiamano domande: “E se?”: “E se non andasse bene? E se il fare/dire quella cosa peggiorasse la situazione? E se sbagliassi e non potessi più tornare indietro? Sarebbe terribile”. Quello che questo tipo di domande generano è un’ansia bloccate che poi porta a lasciar perdere ed a mantenere lo status quo.

Siamo tutti molto bravi a trovare motivi perché non possiamo o non dobbiamo fare cose che stanno fuori dalla nostra zona sicura. Ma se aspettiamo il giorno che la nostra mente smetta di darci ragioni per non farlo, probabilmente resteremo in attesa per sempre, perché è questo ciò che fanno le menti.

Anche io mi son fatta bloccare da questo tipo di domande, tanto più quando la posta in gioco era alta o importante per me. In quel caso ho finito per procrastinare, oppure ho provato a sminuire quella cosa che volevo fare, raccontandomi che “non era abbastanza importante” e che, in fondo “non stavo così male”.
Talvolta mi sono anche giudicata negativamente, chiedendomi perché non potessi rassegnarmi e “fingere” che andasse tutto bene anche così. Infine, per assecondare la mia paura a voler cambiare la situazione, mi sono detta che il dire/fare o no una certa cosa non avrebbe cambiato di molto la situazione e quindi, a conti fatti, era meglio non farla.

Insomma, quando qualcosa ci spaventa, la nostra mente trova mille buone ragioni per boicottare le azioni in direzione del cambiamento.

E’ vero che non è necessario affrontare sempre tutto, ma vale la pena farlo quando, l’assecondare pensieri ansiogeni ed auto-sabotanti, finisce per bloccare la nostra vita; quando, gira e rigira, comunque la metti, senti dentro di te che non sei felice e che non ti stai muovendo nella direzione di ciò che è importante per te.
D’altronde, come dice anche Ligabue: “Chi si accontenta gode, così così”.

Che fare dunque?

Nell’ACT, Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno, s’impara a muoversi nella direzione di ciò che è importante per noi, giorno dopo giorno, passetto dopo passetto. Magari senti che vuoi cambiare lavoro, ma per la situazione in cui sei, ti sembra un salto troppo grande. In questo caso la paura è comprensibile viste le difficoltà lavorative legate alla situazione economica in cui viviamo. Però puoi iniziare a muoverti in quella direzione: per esempio, sistema il tuo curriculum ed il profilo che hai su Linkedin (o createne uno), guarda le offerte lavorative, spargi la voce che vorresti cambiare lavoro etc..

Insomma momento dopo momento, possiamo far un qualcosa che ci porti un po’ più vicino a ciò che è importante per noi. Questo nell’ACT si chiama: “azione impegnata”.
Ovviamente non avremo certezze sull’esito delle nostre azioni. Anzi, il più delle volte, non sappiamo nemmeno come andrà a finire, ma almeno ci staremo muovendo nella direzione di ciò che conta per farci star bene.

Allora prova a chiederti: che cosa mi vedrei fare se non avessi queste paure? Quali azioni intraprenderei? Come posso muovermi in quella direzione?

E’ un po’ come seminare, sperando che da qualche parte, nel nostro terreno, poi nasca una piantina. E se ci pensiamo bene non sarà tempo sprecato e non ci saremo mossi invano, perché avremo fatto qualcosa in direzione di un cambiamento, anche minimo, della situazione che non ci fa star bene.

“Vivere in direzione di ciò che conta per noi, è un viaggio senza fine; continua fino al momento del nostro ultimo respiro. E ogni piccolo passo che facciamo in quella direzione, non importa quanto piccolo, è una parte valida e significativa di questo viaggio”.
(Russ Harris)

Se t’interessa questo argomento e vuoi saperne di più dell’ACT (Terapia dell’Accettazione ed Impegno) scrivimi a: arru.michela@gmail.com

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