Cosa indebolisce l’amore e lo rende tossico

Nelle fasi iniziali dell’innamoramento tra due persone, tendenzialmente, tutto sembra positivo. L’altra persona appare priva di difetti importanti ed è quasi idealizzata. Questo è un fenomeno normale e corrisponde ad un tempo variabile che dura circa 6/8 mesi, chiamato “fase di luna di miele” (in alcune persone dura anche fino a 2/3 anni).

Durante questo periodo, nel cervello delle persone innamorate si attivano le zone in cui si produce più dopamina (il neurotrasmettitore che dà eccitazione ed euforia) e si disattivano altre parti (ad es. le zone relative alla paura).

Se quindi iniziare un rapporto è relativamente facile, continuare a stare insieme non lo è altrettanto. Come sostiene Russ Harris, fondatore dell’ACT e autore del libro “Se la coppia è in crisi”: costruire e mantenere una relazione a lungo termine è la vera sfida.

La vita di coppia e l’amore si accompagnano spesso a falsi miti ed aspettative errate che ci allontanano dalla realtà e che, una volta finita la fase positiva dell’innamoramento, rischiano di portare alla rottura del rapporto, oppure a rimanere nella relazione continuando a replicare le stesse strategie disfunzionali, peggiorando così il problema e inasprendo la conflittualità.

Secondo Harris gli aspetti che drenano, ossia prosciugano e impoveriscono, la relazione possono essere riassunti sotto l’acronimo DRAIN. Vediamone il significato:

• D: sta per disconnection, ossia disconnetterci dall’altro. Accade infatti che invece di ascoltare l’altro, essere ricettivi, presenti e aperti a ciò che sta dicendo, ci disinteressiamo, ci distraiamo ripetutamente, appariamo annoiati, infastiditi o giudicanti. Sfortunatamente quando un partner di disconnette, l’altro di solito da lo stesso e presto s’instaura un circolo vizioso che porta all’allontanamento.
• R: sta per reactivity, ossia reattività, comportarsi secondo degli automatismi, reagendo anzichè agendo. Significa far le cose senza consapevolezza, trascinati dalle emozioni, giudizi e pensieri.
• A: sta per avoidance, che in italiano può essere tradotto come evitamento del confronto o di esperienze dolorose e aspetti non funzionali. L’evitamento è una strategia molto utilizzata quando “non vogliamo sentire” e tendenzialmente viene messo in atto con comportamenti compulsivi (es. mangiare, bere, distrazioni continue) oil ritiro in una comfort zone.
• I: sta per inside your mind, cioè dentro la propria mente, ossia seguire le “storie che le nostre menti ci raccontano”, interpretando, ad anticipando, non ascoltando ciò che l’altro effettivamente sta dicendo. Quando ci perdiamo nello “smog dei pensieri” la realtà diventa confusa o prende le forme di quello che noi pensiamo. Il problema è che “la mente, mente” e alla fine questo non portanad altro che ad una ulteriore disconnessione.
• N: sta per neglecting your values, quindi il trascurare i propri valori per paura di perdere il rapporto o per concezioni trasmesse dalla propria educazione familiare (es. una donna deve rimanere in casa, non può avere delle passioni) e spostando l’attenzione su cosa è meglio evitare per non imbattersi in liti e conflitti.

Ora che hai letto questo, chiediti: quali di questi meccanismi sto mettendo in atto nella mia relazione? prova a rifletterci. Cerca questi processi in te stesso/a.
E quali sono quelli del tuo partner?

Esserne consapevoli è il primo passo per poter cambiare. Poi, lavorandoci da soli, o con l’aiuto di un professionista, è possibile invertire questo processo.
Come?
Lo vedremo tra qualche settimana nel nuovo articolo sul mio blog!

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