Adolescenti: educare all’uso dei social
Il 61% dei giovani afferma di esser vittima di bullismo e cyberbullismo e il 68% di esserne stato testimone. Sei adolescenti su 10 dichiarano di non sentirsi sicuri on line.
I numeri del fenomeno
Internet è stato il principale canale “relazionale” usato in tempo di pandemia. Non potendo incontrare nessuno, la rete è diventata ancor di più il mezzo per relazionarsi con i coetanei. Ma il contatto on line ovviamente non basta. Infatti, nell’anno del Covid-19, ben il 93% degli adolescenti ha affermato di sentirsi solo.
E’ quanto emerge dall’Osservatorio Indifesa 2020 diffusosi in vista della Giornata internazionale contro bullismo e cyberbullismo che ricorre il 7 febbraio e del Safer Internet Day (9 febbraio).
Tali dati sono stati raccolti attraverso le risposte di 6000 adolescenti tra i 13 ed i 23 anni. Ragazzi e ragazze che hanno sofferto per episodi di violenza psicologica subiti da coetanei (42,33%), lamentati in particolar modo dalle ragazze (44,57%). Tra i rischi maggiori compare il cyberbullismo (66,34%), la perdita della propria privacy (49,32%), la diffusione d’immagini intime (39,2%) e lo stalking (33,7%).
Cosa fare?
Questi dati ci devono far riflettere e allertare sul cogliere i segnali di malessere di tanti giovani, in modo da prevenire tragici fatti di cronaca di cui purtroppo sempre più spesso siamo spettatori.
Non serve vietare, ma bisogna educare al rischio, perchè la “salvezza” viene “dalla conoscenza”. Occorre aiutare bambini e adolescenti a utilizzare i social in modo consapevole. L’idea che si possa fare qualcosa per evitare che i ragazzi adottino comportamenti che li mettono a rischio, stargli addosso e vietare l’utilizzo dei social negli adolescenti è incompatibile con il periodo storico in cui viviamo, in cui internet è divenuto uno strumento utilizzato per qualsiasi cosa ormai: dal comunicare, all’ordinare cibo, libri e altri oggetti a casa; dal prenotare una visita, comprare i biglietti per viaggiare, all’inviare foto a qualcuno.
Però è fondamentale far acquisire ai bambini e ai ragazzi la capacità di valutazione della realtà con cui entrano in contatto. Far conoscere i rischi e condividere tutte le volte che si trovano in difficoltà, e questo sia nel mondo fisico che virtuale. Internet, social network e videogiochi “non sono un mondo da demonizzare, ma da abitare insieme ai propri figli, conoscendolo il più possibile”.
Occorre informare (ci sono tantissimi libri della Erickson Editore sull’argomento alla portata di ogni età), stabilire un dialogo, dare mezzi per esprimere e condividere il disagio e in questo siamo noi, adulti, quelli ad esser chiamati in prima linea in qualità di genitori, insegnati, familiari e psicologi.
Affiancamento e accompagnamento sono le parole d’ordine, sono gli strumenti educativi che occorre avere, non solo quando si parla di internet, ma in generale in tutto quello che riguarda la vita di un bambino e di un ragazzo.
Tanto si può fare e tanto deve essere fatto!
Dott.ssa Michela Arru
Psicologa e psicoterapeuta
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